MANZ. 12. 0043-0045 [Postillato] Milano, Biblioteca Nazionale Braidense

Schlegel, August Wilhelm : von
Cours de litterature dramatique, par A. W. Schlegel. Traduit de l'allemand. Tome premier [-troisieme]
A Paris : chez J.J. Paschoud, libraire, rue Mazarine n. 22 et a Genève, 1814
3 v. ; 20 cm.
Lingua: francese
Contenuto: Volume I. Préface; Première partie. Théatre classiques: Leçons 1-7 Volume II. Suite de la première partie: Leçon 8; [Seconde partie. Litérature dramtiques des modernes]: Leçons 9-13 Volume III. Suite de la seconde partie: Leçons14-17; Appendice, sur les pièces de théatre que l’on a contestées a Shakespear
Osservazioni sull'esemplare

Legatura di restauro in mezza pelle e cartone con titolo in oro sul dorso. Sul contropiatto dei tutti e tre i volumi, pecetta del rilegatore: «Istituto salesiano Milano Via Copernico 9 SCUOLA LEGATORIA»

Vicenda collezionistica

donazione Brambilla

Presentazione

Traduzione francese, ad opera di Albertine Necker de Saussurre, delle Vorlesungen über dramatische Kunst und Literatur, pubblicate a Heidelberg nel 1809 dal letterato e critico August Wilhelm von Schlegel, traduttore di Shakespeare e tra i fondatori della rivista «Athenäum». Albertine Necker de Saussurre è anche responsabile di una Preface, che rielabora quella originale dell’autore, proponendone «un extrat, auquel il [le traducteur] ajontera quelques éclaircissemens nécessaires» (p I). Il nome di Schlegel compare in una lettera del 16 novembre 1827 a Diodata Saluzzo di Roero, che aveva chiesto a Manzoni di valutare un suo testo: «Le dirò che il giudizio d’un componimento, tanto più quanto più questo sia esteso, originale, bello, ha a essere, com’io lo sento, niente meno d’una poetica. Io sono profondamente persuaso della verità di quel principio, espresso per la prima volta ch’io sappia dal sig.r A. G. Schlegel, che la forma de’ componimenti vuol essere organica e non meccanica, risultante dalla natura del soggetto, dal suo svolgimento interiore, dalle relazioni delle sue parti, e dal loro, per dir così, andare a luogo; e non dall’improntamento d’una stampa esteriore, estrania: principio fondamentale e fecondo, il quale, quando sia trattato, particolareggiato, applicato, e lo sarà tosto o tardi, inevitabilmente, può, anzi dee, s’io non m’inganno, rinnovare essenzialmente la critica di diritto e di fatto» (lettera 271). Il passaggio riprende un luogo della Treizième leçon del Cours (vol. II, pp 323-24: la pagina non è marcata né postillata). Il Cours di Schlegel fu un riferimento importante per le riflessioni manzoniane sulla tragedia, in particolare sui temi del Coro e dell’unità di tempo, e il nome del letterato tedesco compare a più riprese nelle riflessioni oggi raccolte sotto il titolo di Materiali estetici. Già nel presentare l’«ideale Drammatico» di cui si fa difensore, Manzoni ne colloca la pratica al più alto grado in Shakespeare, e la teoria «negli scritti del Sig. Schlegel, di M.me de Staël del Sig. Sismondi, nel Discours des Préfaces premesso alla traduzione di Shakespear» (RICCARDI-TRAVI 1991, p. 7). Gli stessi riferimenti bibliografici transitano nel Primo Sbozzo della Lettre a M. Chauvet (RICCARDI-TRAVI 1991, p. 168). Seguono, nei Materiali, altre menzioni di Schlegel. Tre sono citazioni dal Cours, tradotte le prime due, in francese la terza: la prima, a proposito dei Cori greci (RICCARDI-TRAVI 1991, p. 10), proviene dalla Quatrième leçon, vol. I, pp. 126-27: non compaiono segni o postille; la seconda, sul Coro nei poeti moderni (RICCARDI-TRAVI 1991, p. 11), proviene non dalla dalla Sixième leçon, come afferma Manzoni, ma dalla Troisième leçon vol. I, p. 130: non compaiono segni o postille; la terza, su Aristotele e l’unità di tempo (RICCARDI-TRAVI 1991, p. 32), proviene dalla Onzième leçon, vol. II, p. 109: la pagina è marcata da un segno a secco. Altre menzioni di Schlegel riguardano l’opinione comune su Shakespeare («S’ode, verbigrazia, dire ad ogni giorno che Shakespear è un genio rude ed indisciplinato che senza regole, senza intenzione premeditata scorre qui e là, ed incontra talvolta in qualche bellezza straordinaria. Questa opinione tanto ripetuta è espressamente e lungamente confutata dal Sig. Schlegel (Cours de Litt. Dram. Leç)» (RICCARDI-TRAVI 1991, p. 28); e l’unità tempo nell’arte drammatica (RICCARDI-TRAVI 1991, pp. 41-43), con due rimandi espliciti: «Vegga il lettore sulla unità l’eccellente Lezione duodecima del libro sopra citato del Sig. Schlegel» (p. 41); «Perché non sono possibili nella imitazione Drammatica che due modi di tempo, il reale e il fittizio. Il reale è quello che s’impiega, il fittizio è quello che si suppone impiegarvisi, e il giro del sole […] non è né l’uno né l’altro. Si può anzi credere che questo sistema non sarebbe venuto in mente ad alcuno, se Aristotele non avesse fatto parola del giro del sole. Il Sig. Schlegel che osservò che Aristotele non parlò di esso dottrinalmente, ma storicamente, ha trovate le ragioni per cui […] le azioni drammatiche non abbisognavano presso di loro ordinariamente d’un tempo fittizio che oltrepassasse il giro del sole. Se il povero filosofo ritornasse a questo mondo si stupirebbe delle opinioni che gli si attribuirono […]» (pp. 42-43). Manzoni fa qui riferimento alla Dixième Leçon (vol. II, pp 108-09). Schlegel è anche citato in due punti dell’Introduzione al Carmagnola, sempre in relazione ai temi chiave dell’unità di tempo e del Coro. Il primo passo: «L’unità di tempo ebbe origine da un passo di Aristotele, il quale come benissimo osserva il Signor Schlegel, non contiene un precetto ma la semplice notizia di un fatto; cioè della pratica più generale del teatro greco» (Sandrini 2004, p. 4). Il secondo: «Mi rimane a render conto del Coro introdotto una volta in questa tragedia, il quale, per non essere nominati personaggi che lo compongano, può parere un capriccio, o un enimma. Non posso meglio spiegarne l’intenzione, che riportando in parte ciò che il signor Schlegel ha detto dei Cori greci: Il Coro è da riguardarsi come la personificazione de’pensieri morali che l’azione ispira, come l’organo de’sentimenti del poeta che parla in nome dell’intera umanità. E poco sotto: Vollero i Greci che in ogni dramma il Coro … fosse prima di tutto il rappresentante del genio nazionale, e poi il difensore della causa dell’umanità: il Coro era insomma lo spettatore ideale; esso temperava l’impressioni violente e dolorose d’un’azione qualche volta troppo vicina al vero; e riverberando per così dire, allo spettatore reale le sue proprie emozioni, gliele rimandava raddolcite dalla vaghezza d’un’espressione lirica e armonica, e lo conduceva così nel campo più tranquillo della contemplazione» (Sandrini 2004, pp. 10-11). Manzoni fa qui riferimento alla Troisième Leçon (vol. I, p. 126 e 127-28): la p. 128 è marcata da un’orecchia. Schlegel è inoltre citato nella Lettre à M. Chauvet come chi ha saputo dimostrare la debolezza della posizione di Voltaire sulle unità tragiche: «il y avait déjà long-temps qu’elle était établie […] quand Voltaire a cherché à lui donner un nouvelle appui: car c’est lui qui a voulu, le premier, déduire l’unité de temps et de lieu de l’unité d’action, et cela par un raisonnement dont M. Guilllaume Schlegel a fait voir la faiblesse et même la bizarrerie, dans son excellent cours de littérature dramatique» (RICCARDI-TRAVI 1991, p. 80).


Opere correlate
Edizioni
  • BRAMBILLA-BONGHI-SFORZA 1883-1898 = Manzoni Alessandro, Opere inedite o rare di Alessandro Manzoni, pubblicate per cura di Pietro Brambilla, da Ruggiero Bonghi e Giovanni Sforza, Milano, Rechiedei, 1883-1898 (voll. 5)
    (Volume II, 1885)

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