CS.M 533 [Postillato] Milano, Biblioteca del Centro nazionale di studi manzoniani

Buffier, Claude <1661-1737>
Grammaire françoise sur un plan nouveau; avec un traité de la prononciation des e, & un abrégé des régles de la poésie françoise. Par le Pére Buffier, de la Compagnie de Jesus
A Paris : chez Marc Bordelet, ruë S. Jacques, vis-à-vis le College des Jesuites, à S. Ignace, 1754
XXI, [3], 540 p. ; 12°
Lingua: francese
Contenuto: A son Altesse serenissime Madame la Duchesse du Maine; Avertissement sur cette derniere Edition; Preface; Première Partie. Principes de Grammaire; Seconde Partie. Pratiques de Grammaire; Troisième Partie. Additions à la Grammaire
Note: Esemplare online: https://books.google.it/books?id=oW3LTgxKaPkC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false
Osservazioni sull'esemplare

Legatura moderna in mezza pelle e piatti in tela e cartone. Tagli marmorizzati. Contropiatti e risguardi marmorizzati.

Presentazione

Opera grammaticale, originariamente pubblicata nel 1709, di un filosofo interprete delle teorie di Cartesio e di Locke. Buffier compare tra gli autori che Manzoni cita in una lettera a Giorgini dell’inizio del 1864 (lettera 1375). L’elenco include i libri di grammatica posseduti e utilizzati per il lavoro sulla lingua, quando «M’importava di dimostrare l’erroneità di quella opinione, che nella grammatica, a differenza della lessicologia, ci fossero delle leggi invariabili e indipendenti dall’uso». I testi citati («la Grammaire di Port-Royal, il Girard, il Beauzée, il Sicard, il Levizac, il Buffier, il Silvestre de Sacy, il Tracy») non sono pezze d’appoggio alla tesi di Manzoni: si tratta, al contrario, di studiosi «che impiegarono ingegno e fatica in un’opera sterile». Alla Grammaire si fa riferimento in diversi luoghi della quarta e della quinta redazione del trattato Della lingua italiana, in particolare in collegamento ai temi delle parti dell’orazione, delle regole, e delle interiezioni. Rinvii a Buffier compaiono infine nelle postille a uno degli autori con i quali il dialogo ideale di Manzoni è più fitto, Destutt de Tracy. In quattro delle oltre 70 postille agli Élémens d’idéologie si individuano infatti luoghi di Buffier che sono stati fonte di Tracy (cfr. POSTILLE FILOSOFIA): la postilla 7 riporta il luogo della Grammarie sulla non assimilabilità di oui e non alla categoria delle interiezioni, lo stesso citato nel trattato Della lingua italiana; e l’identico rimando si trova nella postilla 21; la postilla 15 rinvia a un passo sulla natura degli aggettivi; la postilla 61 riprende una precedente affermazione di Tracy sul fatto che Buffier non avrebbe collegato i suoi precetti a una teoria generale sull'spressione delle idee.


Strumento di scrittura
penna
Lingua delle postille
francese
Orecchie
5, 9, 11, 15, 43, 52, 60, 81, 82, 83
Segnalibri
83
Nota sui segni non verbali

L’orecchia di p. 15 punta con precisione al passo che Manzoni cita nel capitolo IV della quinta redazione del saggio Della lingua italiana , a sostegno della propria teoria dell’arbitrarietà delle regole: «Come osservò un ingegnoso e riflessivo Scrittor francese del secolo scorso, il P. Buffier, quando una consuetudine grammaticale s’estende alla maggior parte dell’espressioni d’una lingua, vien riguardata come una regola; e quindi i casi che se ne staccano sono comunemente chiamati irregolari. “Ma” aggiunge con acuto buon senso, “se si guarda alla cosa, si vede che l’eccezioni sono anch’esse tante regole, le quali prescrivono di non seguirne, in certi casi, una più estesa”. Ed ecco, se non m’inganno il come quella parola, nella sua applicazione ai fatti grammaticali, ha potuto acquistare il valore abusivo notato dal Buffier» (STELLA-VITALE 2000A, pp. 490-91). L’orecchia di p. 83 (dove si colloca anche il segnalibro appartenente al volume) punta a un passo che Manzoni discute nella quinta redazione del trattato Della lingua italiana , disapprovando la scelta di Buffier di includere nella classe delle interiezioni i monosillabi sì e no: «tra quei vocaboli e l’Interiezioni corre una differenza essenziale; in quanto queste bastano veramente da sè a rappresentare una proposizione intera, mentre i primi si riferiscono necessariamente a un’altra proposizione e, senza di ciò, non avrebbero nel discorso alcun significato» (STELLA-VITALE 2000A, pp. 525-26).

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