CS.M 1386 [Postillato] Milano, Biblioteca del Centro nazionale di studi manzoniani

Estienne, Henri <1528?-1598>
Deux dialogues du nouueau langage françois, italianizé & autrement desguizé, principalement entre les courtisans de ce temps: de plusieurs nouueautez, qui ont accompagné ceste nouueauté de langage: de quelques courtisanismes modernes, & de quelques singularitez courtisanesques
A Envers [i.e. Ginevra] : par Guillaume Niergue, 1579
[32], 622, [2] p. ; 16º
Lingua: francese medio (1400-1600 ca.)
Note: esemplare online: https://books.google.it/books?id=UxckkxwVslIC&printsec=frontcover&dq=henri+estienne+deux+dialogues#v
Osservazioni sull'esemplare

Legatura non coeva in cartone con tassello in cuoio sul dorso che riporta il titolo dell'opera in oro. Contropiatti e risguardi in carta marmorizzata. Nel contropiatto anteriore ex-libris: «Bibliothecae M. Hyacinthi Theodori Baron, Antiqui Facultatis Medicinae Parisiensis Decani, nec non Castrorum Regis et Exercitum Protomedici». Nel verso della prima carta di guardia, numero ms. «2.19». Nel verso della seconda carta di guardia nota ms di mano di Manzoni: «Ce livre est de Henri Estienne, imprimeur, second du nom mort en 1598». Nel verso della carta di guardia posteriore, scritta «9 f», probabile indicazione di prezzo.

Presentazione

«Curiosa operetta del secondo Enrico Stefano, composta per deridere il favellar della corte di Catterina de’ Medici»: così Manzoni definisce il testo di Estienne nel Sentir messa , dopo averne proposta una citazione. Il passo riportato (dalla prima e seconda pagina dello scritto d’apertura, Aux lecteurs tutti quanti: nessun segno o postilla) entra nella riflessione manzoniana sulle qualità necessarie perché le parole siano accolte in un vocabolario: la loro presenza in una lingua non basta, come appunto prova il maccheronico impasto di francese e italiano prelevato da Estienne (STELLA-VITALE 2000A, pp. 231-32). I Dialogues riappaiono nel capitolo II della quinta redazione del trattato Della lingua italiana. Qui Manzoni, a riprova del fatto che l’uso può accogliere in una lingua vocaboli nati «senza alcun motivo ragionevole», si dilunga su una serie di barbarismi presenti nell’operetta. E mostra come alcuni di quelli siano stati in seguito accettati dall’uso francese (STELLA-VITALE 2000A, pp. 438-40). Un ulteriore legame tra i Dialogues e l’opera manzoniana è quello suggerito da Cartago 2013 (pp. 11-12), che rintraccia nel testo di Estienne un passaggio circa le varianti italiane udire/sentire/vedere la messa: possibile suggerimento a scegliere per il titolo, tra i molti appunti mossi da Ponza alla lingua di Grossi, proprio quella locuzione.


Segni di lettura
114, 192, 193, 592, 593
Orecchie
5, 15, 28, 32, 39, 59, 70, 75, 79, 82, 83, 87, 89, 105, 117, 123, 139, 169, 185, 201, 203, 233, 249, 265, 277, 287, 333, 361, 393, 411, 425, 475
Segnalibri
202-03
Nota sui segni non verbali

La parola sottolineata a p. 114 è Capricce , che Manzoni cita (nella forma caprice ), nel capitolo II della quinta redazione del trattato Della lingua italiana , tra gli esempi di voci che Estienne registra come barbare e sono in seguito diventate francesi (STELLA-VITALE 2000A, pp. 439). L’orecchia di p. 123 punta alla storia dell’italianismo disgratié nel senso di malheureux , che Manzoni riprende nel capitolo II della quinta redazione del trattato Della lingua italiana come esempio di parola barbara diventata poi, per autorizzazione dell’uso, francese a tutti gli effetti (STELLA-VITALE 2000A, pp. 440). Anche le orecchie delle pp. 28, 39, 75, 87, 117 segnalano parole citate nello stesso luogo del trattato ed elencate, con relativo riferimento di pagina, in un appunto preparatorio (STELLA-VITALE 2000B, p. 853).

Opere correlate
Bibliografia
  • CARTAGO 2013 = Cartago Gabriella, Un laboratorio di italiano venturo: postille manzoniane ai testi di lingua, Milano, Centro nazionale studi manzoniani, 2013 (Quaderni Manzoni, 10)

Scheda OPAC SBN
MILE055676

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