MANZ.BRU. H.04. 575 3 [Postillato] Brusuglio, Villa Manzoni

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1.

Io non so come andasse la faccenda a que’ tempi, ma a’ nostri son certo che questa moneta non isparirebbe, ma correrebbe quanto [<i>su</i> <...>] la vecchia; poiché accorgendosi gli uomini del suo maggior valore, la riceverebbero ne’ contratti per quel più ch’ella avrebbe d’intrinseco. Io non so neppure se questo rifacimento di mezza la moneta sia mai accaduto, ma se è accaduto, e la nuova migliore moneta è scomparsa mi fa molta maraviglia, e se questo caso non è che una ipotesi dell’autore mi fa più maraviglia ch’egli non abbia preveduto questo effetto ch’io ho detto, egli che con tanto ingegno ragiona dei rimedj che in queste cose la sagacità degli uomini adopera contra le non savie leggi. Egli è certo che quando gli uomini possono spendere una moneta per quello ch’essa vale non incontreranno l’inutile fatica di fonderla, e la potranno spendere ogni volta che chi la deve ricevere suppone ch’essa ha veramente quel valore.

Luogo dell'opera: p. 213 (Libro II. Della moneta di rame, d'argento e d'oro, capo III)
Termine o passo postillato: Dannoso sarebbe poi il consiglio mezzo di volerne rifar molta in un tratto, quanto è dire la metà della corrente; perciocchè può la moltitudine, quasi svegliandosi dal suo torpore, avvedersi della disparità tra la vecchia e la nuova, ed acquistare disprezzo dell'una, avidità dell'altra, e far così restare lo stato privo della metà di quella classe di moneta che rimane nascosta o traviata.