Lettera n. 132

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Grossi, Tommaso
Data
6 aprile 1820
Luogo di partenza
Parigi
Luogo di arrivo
[Milano]
Lingua
italiano, dialetto milanese
Incipit
Ho aspettata finora un'occasione
Regesto

Alessandro Manzoni scherza amichevolmente a proposito dell'epiteto “bue” datogli dal Porta; commenta i sonetti che Grossi e Porta avevano scritto in difesa del Carmagnola.

Testimoni
  • (originale) Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Manz.B.I.56/1, cc. 2rv
Edizioni
  • SFORZA 1912-1921, vol. I, p. 477.
  • ISELLA 1967, pp. 380-381.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 132, vol. I, pp. 202-205, note alle pp. 803-806.
  • ISELLA 1989, pp. 401-403.
  • SARGENTI 2005, pp. 207-210.
  • CARTEGGI LETTERARI 2016, lettera n. 29, pp. 102-104, note alle pp. 104-106.
Opere citate

Il Conte di Carmagnola

+ Testo della lettera

Che ti dirò della tua gentile pazienza in rendermi conto del giudizio del rispettabile Pubblico sul mio aborto tragico? Che ti dirò della bontà con cui ne parli tu stesso? Che ti dirò dei versi nei quali sono chiamato Bue? Per questi ti dirò che il bue sei tu: e sai per che ragione? per una ragione che ho sentita dire fin quando era ragazzo: perchè il bue non conosce la sua forza. Continua pure così, non la conoscere, purchè ne faccia uso, ostinati pure a sentire di te come fai, anche quando il pubblico ti avrà dichiarato più espressamente quello che sei, anche quando sarai in Italiano quello che sei in Milanese; se ti giudicassi meglio, avresti più fatica a rimanere quel caro e buono Grossi che sei. Se tu mi chiedi perchè io abbia voluto aspettare una occasione per scriverti, quando v'è l'occasione sempre pronta della posta, te ne darò un'altra ragione che ho intesa fino da ragazzo. Ho dunque inteso dire fino d'allora che alla posta si aprono le lettere e d'allora in poi non ho vista nessuna dichiarazione in contrario. Oh! dirai, che t'importa? quando non iscrivi di cose politiche! Oh bella! certo non voglio scrivere di politica, ma non ci sono mò altre cose che un amico vuol comunicare ad un amico senza metterne a parte un terzo? Per spiegarti e giustificarti il mio sentimento, ti citerò le parole di un classico. Parini, come leggo nella sua vita, scriveva in un certo tempo che si sarebbe astenuto dal più scrivere perchè la purità delle sue lettere non fosse stuprata etc. Così penso alle volte anch'io. |
Ma v'è una cosa sulla quale sono impacciato a scrivere anche a te; e sono quei tali sonetti. Per renderti ragione del mio imbarazzo ti dirò tutti i pensieri che mi vengono per rapporto ad essi. Prima di tutto mi paiono molto belli nel loro genere; questa è una verità niente imbarazzante a dirsi: ma io penso, e non posso fare a meno di non pensare che non bisogna canzonare nessuno: ora se ti dico semplicemente che sono belli, non dissimulo io una parte essenziale della mia opinione, e non vengo anzi a far supporre il contrario di quello che penso? Ma qui viene un'altra riflessione: Un poetucolo fa una tragedia; è criticato, tutto questo è in regola: degli amici prendono le sue difese, anzi si mettono molto bene sull'offensiva, e il poetucolo farà il dottore a questi amici per ringraziamento? E chi sono questi amici? On trattin: Porta e Grossi. Quale è l'uomo in Milano che vedendosi attaccato e malconcio, se gli si annunziasse che Porta e Grossi prendono le sue parti non si sentirebbe proprio a risuscitare? E il poetucolo dirà a Porta e a Grossi: signori no, non sta bene, non bisogna minchionare il prossimo? Ma viene un'altra riflessione contraria: appunto perchè questa faccenda è nel tuo interesse, tu devi o poetucolo applicare più strettamente i tuoi principj, altrimenti confessa che quello che tu non vorresti in teoria, lo trovi molto a proposito in pratica quando ci hai il tuo conto. Che fare o mio Grossi in mezzo ad un tale ondeggiamento di pensieri? Stimo che il meglio sarà non parlartene affatto, e schifare così tutte le difficoltà.