Lettera n. 1848

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Bonghi, Ruggiero
Data
[8 marzo 1851]
Luogo di partenza
[Milano]
Luogo di arrivo
Stresa
Lingua
italiano
Incipit
Tocca a me rispondere, almeno per il primo
Indirizzo
Al Sig.r | Sig.r Ruggiero Bonghi | Stato Sardo | Stresa
Regesto

Alessandro Manzoni ringrazia Ruggiero Bonghi della recensione lusinghiera al suo dialogo Dell'Invenzione. All'invito di Bonghi a scrivere un dialogo Sull'unità dell'idea, per il quale lo stesso Rosmini gli aveva proposto degli spunti, Manzoni oppone l'impegno per la revisione della Morale cattolica e la lontananza dallo stesso Rosmini. Lo scrittore si augura che Bonghi continui a lavorare su Platone.

Testimoni
  • (originale) Trezzo sull'Adda, Archivio Bassi, Archivio Bassi
    (Timbri postali: «MILANO | 8 MAR.»; «P.D.»)
Edizioni
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 1848, vol. III, pp. 1219-1220, note alle pp. 1322-1323.
  • CARTEGGI LETTERARI 2017, lettera n. 434, pp. 1093-1094, note alle pp. 1094-1096.
Opere citate

Osservazioni sulla morale cattolica; Dell’invenzione. Dialogo

+ Testo della lettera

Pregiatissimo e Carissimo Signore,

Tocca a me a rispondere, almeno per il primo, alla lettera ricevuta da Stefano, e a confessarle che il dispiacere che m'ha fatto il suo articolo è stato quello di trovare che mi faceva troppo piacere, e d'avvedermi che, a sessantasei anni (gli ho finiti per l'appunto la notte passata) la mia vanità è giovane e fresca più che mai. Mi sono colto sul fatto di gongolarne, e di dire tra di me: Perbacco! chi sa leggere intenderà chi sia quello che dice bene di me. E giacché Lei vuole da me delle critiche, Le dirò ancora che, a chi è novo in quella materia, cioè a una grandissima parte de' lettori d'un giornale, la lettura dell'articolo può, se non m'inganno, lasciar credere che nel dialogo ci sia di mio molto più di quello che c'è, e fargli prendere una gora per il fiume. Ma questo è dovuto sicuramente a una prepotenza di chi so io; e sono sicuro che l'articolo sarebbe stato molto più libero nel dare a ciascheduno il suo, se non fosse stato scritto costì. Lei sa troppo bene ch'io non sono nemmeno un vecchio discepolo, ma un discepolo vecchio: non sono nemmeno una voce, e appena posso, con un traslato di moda, chiamarmi eco, in quanto questo non ripete se non qualche sillaba, e è de' buoni, se la fa sentir chiara e distinta. E nondimeno oserei di provarmi all'altro dialogo, al quale Ella mi provoca così gentilmente, e del quale il nostro Rosmini s'è compiaciuto di segnarmi una traccia; ma ci sono di mezzo, per ora, due fortissimi impedimenti. Uno è il dovere attendere alla ristampa e al raffazzonamento d'un lavoro tirato giù molt'anni fa (Osservazioni sulla Morale Cattolica) e trovar la maniera di mettere delle toppe e delle pezze nove a un vestito vecchio, senza fargli perdere la forma vecchia. L'altro è il trovarmi lontano da chi può non solo somministrarmi de' concetti opportuni, ma, ciò che preme di più, preservarmi dal dire degli spropositi. |
Mi permetta, carissimo Bonghi, che, prima di finire, io Le accenni il contento che provo del suo esser costì, poiché m'è un indizio ch'Ella si consacri davvero alla filosofia. Una tal pianta, e un tal cultore, non dirò a Lei quanto io ne speri, e per gli aumenti della filosofia, e per l'onore d'Italia, due carissime! E che sì, che, continuando il suo bel lavoro intorno a Platone, Ella sta già meditando qualcosa di suo?
Mi rammenti e ci rammenti al Rosmini, a P. Puecher, all'abate Branzini, a tutti quelli di codesta cara solitudine, che abbiamo l'onore di conoscere, e mi creda quale, senza formole di cerimonia passo a dirmele

Dev.mo e aff.mo
Alessandro Manzoni

P.S. Le asccludo un viglietto che dev'esser rimasto per sbaglio nel piego indirizzato a Stefano.