Lettera n. 278

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Zuccagni Orlandini, Attilio
Data
4 gennaio 1828 (li 4 del 1828.)
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
Firenze
Lingua
italiano
Incipit
L'umanissima sua lettera
Indirizzo
All'Ill.mo Signore | Il Sig.r Marchese Attilio Zuccagni Orlandini | R.o Censore degli Spettacoli | Firenze
Regesto

Alessandro Manzoni prega Attilio Zuccagni Orlandini, censore degli spettacoli a Firenze, di deporre l'idea di far rappresentare le sue tragedie, pur ringraziando dell'atto di stima.

Testimoni
  • (originale) Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Manz.B.I.124, cc. 2rv
Edizioni
  • SFORZA 1912-1921, vol. II, p. 381.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 278, vol. I, pp. 472-475, note alle pp. 929-930.
  • CARTEGGI LETTERARI 2016, lettera n. 116, pp. 322-325.
Opere citate

Adelchi; Il Conte di Carmagnola

+ Testo della lettera

Pregiatis.mo Signore

L'umanissima sua lettera mentre mi colma di riconoscenza mi pone in un grande impaccio, contenendo una proposta così degnevole dal canto suo, così onorevole per me, una esibizione di ciò che sarebbe grazia il concedere, e alla quale io pur debbo rispondere col supplicarla di deporre il cortese suo disegno. L'idea d'una recita di cose mie mi dà un'apprensione e insieme un'avversione insuperabili; tanto che, se dall'andar contro al gusto generale nelle due povere tragedie ch'Ella si degna di guardar con occhio così indulgente, me n'è venuto il dispiacere di sentirmi gridare addosso, io mi consolavo col pensiero che, anche per questa stranezza loro, esse non comparirebbero mai sul teatro. Ella vede infatti come son condotte senza alcun riguardo all'effetto, agli usi, al comodo della scena: moltiplicità di personaggi, lunghezza spropositata, parlate inumane pei polmoni, e ancor più per gli orecchi, variazione e slegamento di scene, pochissimo di quel che s'intende comunemente per azione, e un procedere di questa lento, obliquo, a balzi; tutto ciò insomma che può rendere difficile e odiosa la rappresentazione, v'è riunito come a bello studio. Perciò sui punti intorno ai quali Ella si degna di volere il mio parere, io deggio dirle candidamente che non ne ho, e non saprei proporre, non dico cosa che stesse meglio di ciò ch'Ella ha proposto, ché questo non potrebb'essere in nessun caso, ma nulla davvero: perché intendendo appunto di scrivere per lettori e non altro, io non mi son fatto carico del giusto riguardo che si ha di non porre in iscena persone ecclesiastiche; e quanto ai cori, non ho avuto altro in mira che di esprimere de' sentimenti, senza pensiero di personaggi a cui attribuirli. Ciò che Ella s'è compiaciuta d'immaginare a tale intento (lasciando forse da parte il Genio in bocca di cui Ella avrebbe posto il coro del Carmagnola, ripiego che potrebbe, io credo, aver qualche inconveniente, ma per considerazioni estranee affatto alla ragione drammatica e letteraria) mi par | certamente il meglio che si possa immaginare; ma mi pare anche che una cosa assolutamente buona non si possa trovare in questo caso, quando la materia non è capace d'una tal forma. Mi lasci dunque godere il sentimento dolcissimo della sua così amica intenzione, senza ch'io ne abbia a vedere un effetto troppo rischioso. E non dico soltanto per me, a cui, lo confesso, il suono d'un fischio sarebbe più aspro che non grato quello di mille battimani: e, com'Ella vede, io pongo il caso troppo più favorevole che la ragione non comporti; non dico soltanto per quei due poveri drammi, i quali, se han pur tanto fiato da campucchiare in un libro, potrebbero, alla prova della scena, morir di morte violenta; ma dico anche per l'arte, e per chi la tratta troppo meglio di me. L'antipatia per quelle novità drammatiche (un po' vecchie a dir vero) la quale, pare acquietata e avvezza a tollerarle o almeno a dissimularle nei drammi scritti soltanto, risvegliata di nuovo, e provocata dal vederle introdotte sul teatro, potrebbe rivolgersi anche addosso ad altri componimenti dove certe regole fossero violate o eluse con molto più ingegno, e con più riserbo; e così mi resterebbe il dispiacere di aver guastati anche i fatti altrui, e d'essere inciampo ad altri colla mia caduta.
Dopo averle sinceramente esposto intorno a ciò il mio sentimento, bisogna ch'io torni ad esprimerle la mia gratitudine pel suo troppo gentile pensiero, e pel modo amorevole con che Ella me ne ha voluto far parte. Egli è troppo gran premio a scarsi ed imperfetti lavori codesto di trovare in tali persone una benevolenza che vorrebb'essere acquistata con ben altri meriti. Il risapere ch'Ella era disposta a concedermi l'onore della sua conoscenza ha cresciuto il desiderio già così forte in me di riveder Firenze, e che non so pur troppo né quando né se potrò ancor soddisfare. Certo i miei pensieri rivolan sempre costì; | ma troppe circostanze s'oppongono alle mie brame. Sicché io voglio piuttosto sperare che, a malgrado delle sue occupazioni, Ella sia per visitar qualche volta queste nostre parti. Intanto, quantunque io abbia in apparenza cominciato così male a meritare il titolo a cui aspiro, confido pure che la bontà sua Le avrà fatto valutar le mie ragioni e che guardando all'animo, Ella vorrà accettarmi e credermi quale col più affettuoso ossequio ho l'onore di rassegnarmele
Devot.mo Obbligat.mo Servitore
Alessandro Manzoni