Lettera n. 807

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Baudi di Vesme, Carlo
Data
9 settembre 1847
Luogo di partenza
Lesa
Luogo di arrivo
Torino
Lingua
italiano, latino
Incipit
La gentilissima lettera...
Indirizzo
All'Ill.mo Signore | Il Sig.r Barone Carlo di Vesme | Torino
Regesto

Alessandro Manzoni attende con ansia la dissertazione del barone Carlo di Vesme sul nuovo testo delle leggi longobardiche. Lo scrittore segnala una variante del codice ambrosiano e dà notizia dell'Appendice al cap. IV del Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia nella quale si propone di fornire una nuova interpretazione di due luoghi della Historia Langobardorum Paolo Diacono; promette di mandargli l'appendice non appena sarà pubblicata.

Testimoni
  • (originale) Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Manz.B.I.118bis, cc. 2rv
    (Timbro postale: «LESA»; «10 SETT»)
Edizioni
  • SFORZA 1882-1883, vol. II, p. 165.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 807, vol. II, pp. 414-415, note alle pp. 885-886.
Opere citate

Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia

+ Testo della lettera

Ill.mo Signore,

La gentilissima lettera, con la quale Ella m'ha data l'occasione di ringraziarLa del distinto favore compartitomi, è per me un novo favore. Non ho potuto che dare una scorsa al prezioso esemplare del Codice longobardico, e, come ho scritto al Sig.r Professor Promis, aspetto la di Lei dissertazione per rivederlo con cognizione di causa. Certo, per l'antichità de' manoscritti da cui è ricavato, deve somministrare o cangiamenti autorevoli, o autorevoli conferme al testo conosciuto.
Intorno alla variante del codice ambrosiano, posso darLe una notizia singolare. Essa non è quale fu pubblicata nell'edizione muratoriana, e non differisce dalla lezione comune, che per la parola hospicia in vece di hospites. Le due antecedenti sono scritte nettissimamente così: ꝑ langobardis. E dovette essere una strana precipitazione quella che fece prendere al Bianchi l'abbreviatura ꝑ come segno di pro, e non gli lasciò vedere la correzione manifesta dell'altra parola.
In un'appendice al Discorso storico etc., che si sta ristampando, rattoppato come si poteva, ho arrischiata una nova interpretazione di quel celebre passo, interpretazione così lontana da tutte l'altre, che non potrà fuggire la taccia di paradosso, se non sarà chiamata sproposito. M'è parso, e ho cercato di dimostrare, che questo passo non abbia alcuna relazione con quello del capo 32 del libro II, che la somiglianza tra le due frasi, per hostes divisi etc. e per langobardos hospites (o anche hospitia, se si vuole) partiuntur, sia di parole e non di cose, e meramente fortuita, e che il fatto indicato nella seconda sia di tutt'altro genere, e relativo a tutt'altre persone. Appena quest'appendice sarà pubblicata, mi prenderò la libertà d'indirizzargliela, con più rispetto che sicurezza. M'è però di buon augurio, come mi fa grandissimo piacere, il trovarmi d'accordo con Lei sul punto che, qualunque cosa significhi quella famosa e oscura frase, la sua significazione non può essere così estesa come s'è creduto.
Gradisca l'espressione del sentimento già antico di sincero e profondo ossequio, col quale ho l'onore di dirmi
Di V. S. Ill.ma

Umil mo dev.mo servitore
Alessandro Manzoni