MANZ. 15. 0016.C/ 01-03 [Postillato] Milano, Biblioteca Nazionale Braidense

Plautus, Titus Maccius
M. Acci Plauti Comoediae superstites viginti novissime recognitae et emendate. Volumen [primin]-tertium
Biponti : ex Typographia Societatis, 1788
3 v. ; 8°
Lingua: latino
Presentazione

I tre tomi delle Comoediae plautine, con le più di 800 postille che costellano i testi (traduzioni di singole voci o locuzioni plautine in volgare (talora, per difetto di necessaria competenza, in francese e milanese) rappresentano, con la Crusca veronese, il maggiore postillato linguistico del ricco patrimonio manzoniano.
Le postille alla Crusca, la lettura dei comici e dei testi di lingua e le postille a Plauto occupano insieme il tavolo di lavoro dell’autore dall’inizio della revisione del Fermo e Lucia (tra la fine del 1823 e l’inizio del 1824) sino alla fine della stampa dei primi Promessi sposi (maggio 1827): senza poter escludere che un esercizio di traduzione tanto caro a Manzoni si protragga, nelle sue frange estreme, anche oltre questo termine. Attraverso questo assiduo e studiato esercizio egli viene temprando soprattutto la lingua dei dialoghi, specie nel registro più familiare. Le scelte dei tratti da tradurre sono, da questo punto di vista, estremamente significative: si tratta di colloquialismi, e di espressioni della lingua viva che trovano frequente corrispondenza nei comici toscani.
Le postille sono tutte a inchiostro nero, e sono situate di norma nei margini esterni (salvo rare eccezioni dovute a desiderio di collocare la postilla in maggiore prossimità alla parola cui si applica), con sottolineatura, spesso tratteggiata, delle parole del testo a stampa cui la postilla si riferisce. Alcune parole inoltre sono ulteriormente contrassegnate da trattini verticali (o obliqui) che intersecano il segno orizzontale. Poche le postille cassate; significativo se mai il ricorso ad abrasioni molto accurate, come per volontà di conservare all’esemplare un aspetto di ‘bella copia’, di ordinato inventario di corrispondenze ‘notevoli’. La mano che estende le postille a Plauto presenta una singolare, sorprendente, uniformità.
Da segnalare, nel primo tomo, nella piega interna della pagina, la presenza di una numerazione, discontinua, a matita, che ricomincia con il mutare dell’atto e della scena (come di norma nelle edizioni settecentesche), e cade quasi sempre in corrispondenza di una postilla
Non si direbbe, a prima vista, di Manzoni (anche se le dimensioni molto ridotte rendono difficile l’apprezzamento): eppure potrebbe essere sua, posto che negli Scritti linguistici, cita gli esempi plautini con atto, scena, e numero di verso. Difficile peraltro attribuirla al Bassi, che non fa riferimento, nella sua edizione, al numero del verso. È possibile che Manzoni si sia presto accorto che l’edizione bavarese, pur non recando la consueta numerazione ogni 5 versi, pone in alto, a lato del titolo corrente, il numero del primo verso della pagina, così che poi il computo interno può dirsi abbastanza agevole. La memoria di un testo così studiato è disseminata occasionalmente in una gran quantità di scritti: ma si segnala per frequenza in quelli linguistici.


Descrizione della postillatura

Postille di traduzione, con sporadiche osservazioni linguistiche.

Data della postillatura

1824-1827 (rare le aggiunte successive)

Strumento di scrittura
penna
Lingua delle postille
italiano; latino; milanese
Tipologia delle postille
studio; lingua
Edizioni
  • BASSI 1932 = Bassi Domenico, Postille inedite di Alessandro Manzoni a Plauto e Terenzio, in «Aevum», 6, 2-3 (aprile-settembre), 1932, pp. 225-274
Bibliografia
  • DANZI 2001 = Danzi Luca, Lingua nazionale lessicografia milanese. Manzoni e Cherubini, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2001 (Letteratura, 7)

Comprende

Scheda OPAC SBN
LO1E013757

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