CS.M 2465 [Postillato] Milano, Biblioteca del Centro nazionale di studi manzoniani

Mascardi, Agostino <1591-1640>
Dell'arte historica d'Agostino Mascardi trattati cinque. Coi sommarii di tutta l'opera estratti dal sig. Girolamo Marcucci e coi priuilegi di S. Santità, e d'altri principi
In Roma : appresso Giacomo Facciotti, 1636
[12], 676, [32] p. : front. calcogr. ; 4º
Lingua: italiano
Contenuto: L’opera, in cinque trattati, affronta i temi della definizione e dell’origine della storia nell’antichità; della «falsità dell’historie»; dei rapporti tra storia e politica; dello stile della scrittura storica; dei rapporti della storia con la poesia e l’oratoria.
Osservazioni sull'esemplare

Legatura non coeva in mezza pelle verde con punte e piatti in cartone più scuro. Sul dorso titolo e nome dell’autore, filetti e fregi in oro. Nel taglio di piede titolo e autore ms.: «Dell'Arte Historica Masc». Sul frontespizio nota di provenienza ms.: «Gioseffo M. Cineri».

Presentazione

Edizione originale di un trattato teorico dedicato dal letterato ed erudito Agostino Mascardi al metodo e allo stile della scrittura storiografica. Mascardi è ricordato nell’Appendice storica su la colonna infame tra gli autori contemporanei che scrissero a proposito dei processi contro gli untori: «Il primo che ci si presenta in ordine di tempo è uno scrittore assai celebre a’ suoi giorni, e non oscuro ai nostri, e, quello che importa, nel caso presente, non milanese né vivente allora in Milano, Agostino Mascardi. Costui in quello stesso anno 1630, presa occasione della pestilenza per isfoggiare le più sciocche acutezze e la più indigesta erudizione in una lettera all’Achillini, lo intrroga in questi termini: “Ma ditemi di grazia, signor Claudio, prima ch’io finisca di scrivervi, che credete delle cose di Milano? Non parlo degli accidenti di guerra, e della peste che per via d’ordinario contagio si propaga, ma di quell’altra che si dice seminata dagli uomini con mistura d’incanti”. Ma gli uomini d’ingegno interrogano per lo più quando hanno una risposta già in pronto. Così il Mascardi, il quale subito affastella erudizionacce per dimostrare che il caso non è nuovo; che già si è dato e quindi può darsi ancora; e conchiude con queste parola: “Tanto che per abbatter dalle sue fondamenta Milano, era necessario che alla fame compassionevole, alle violenze di barbara soldatesca, alle ruine di tanti anni di guerra, alle stragi della peste comune, s’aggiungesse il veleno, dirò insanabile, se è composto fin nell’inferno, con liquori nel nostro mondo non conosciuti. “Che altre volte, risponde l’Achillini, siano avvenute siffatte pestilenze, o col concorso del Demonio, o con l’arte ignuda degli uomini, oltre le nobilissime autorità addotte da voi, io mi rimetto ad un certo trattatello manoscritto che va attorno, il cui titolo è De peste manufacta; nel quale sono registrate molte altre autorità di simil fatto: ma quello che mi confonde l’ingegno si è, come si trovino uomini di barbarie tanto inumana, che cospirano coi diavoli alla distruzione di tutta la propria specie» (RICCARDI 2002, p. 278; il passo torna nella prima redazione, 202-204, ma è assente nell’edizione a stampa). La corrispondenza proviene da Due lettere, l’una di Ag. Mascardi, l’altra di C. A. al Mascardi. Sopra le presenti calamità, Bologna, 1630, che è stata una fonte per il ragionamento di don Ferrante sulle cause della peste (cfr. Petrocchi 1893): il testo è contenuto nel volume Rime e prose di Claudio Achillini, Venezia 1773, conservato nella biblioteca di via Morone (CSM 1376). Non risultano invece citazioni manzoniane dall’Arte Historica.


Segni di lettura
3, 9, 13
Orecchie
98, 120, 557, 561
Segnalibri
120-21, 288-89

Scheda OPAC SBN
TO0E001037

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