Lettera n. 1075

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Manzoni, Vittoria
Data
12 luglio 1854
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
[Siena]
Lingua
italiano
Incipit
Pur troppo, credo di dover dirigere questa lettera a Siena
Regesto

Alessandro Manzoni si scusa di non avere spedito prima gli esemplari del settimo fascicolo delle Opere varie contenete una parte della Morale cattolica. Manzoni incarica la figlia di riferire al canonico Palagi, a cui qualche tempo prima aveva concesso di ristampare l'opera, di evitare in futuro di riproporla, poiché, oltre all'edizione compresa nelle Opere varie, intende dare alle stampe un'edizione economica.

Edizioni
  • SCHERILLO-GALLAVRESI 1923, vol. II, pp. 125-126.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 1075, vol. III, pp. 14-15, note alle pp. 574-575.
  • CARTEGGI FAMILIARI 2019, lettera n. X. 135, pp. 396-397, note alla p. 398.
Opere citate

Osservazioni sulla morale cattolica

+ Testo della lettera

Mia cara Vittoria,

Pur troppo, credo di dover dirigere questa lettera a Siena, giacché l’ultima tua non mi dava speranza che possiate esserne partiti a quest’ora. Avrai ricevuta l’altra che ti scrissi il 5 del corrente mese, da Brusuglio, dove ho passato un par di giorni. Aspetto una tua con impazienza, e pregando il Signore che mi porti notizie più consolanti della nostra Matilde.
M’avvedo che la mia smemorataggine ha toccato l’ultimo punto a cui sia dato all’umanità d’arrivare. Mi sono dimenticato di mandarvi gli esemplari del fascicolo settimo delle mie carabattole varie, che contiene una parte della Morale Cattolica raffazzonata. E sì che non avrei potuto trovare un’occasione più opportuna della partenza per costà della nostra bona e cara Luisa! Vedi se t’è mai accaduto di vedere o di risapere che un autore dimentichi i suoi scritti!
Ora che sono ritornato in memoria, apposterò qualche altra occasione. E a questo proposito, non posso lasciare di darti una noia. Ti rammenterai che il signor canonico Palagi mi chiese gentilmente, qualche anno fa, per tuo mezzo, e in nome d’una società, il permesso di ristampare l’opuscolo suddetto; e ch’io condiscesi di bona voglia. Ora, insieme con l’edizione che fa parte dell’Opere varie, se ne fa una economica in piccolo, la quale, per non riuscire a scapito dell’autore, ha bisogno d’essere unica. Probabilmente, dopo quella ristampa fiorentina, per la quale fu cercato il mio consenso, non si penserà più a farne altre; ma per prevedere ogni caso possibile, ti prego di far sapere al signore suddetto (rinnovandogli i miei ossequi) che la facoltà, da me data allora, non si estende a questa nova forma dell’opuscolo, anzi cessa fin d’ora anche per l’antica. Ti prego anche d’assicurarti che questo avviso gli sia pervenuto, e di darmene notizia.
Oh se questa lettera potesse almeno trovarvi sulle mosse! Per quanto primeggi in questo desiderio (come so che primeggia anche nel core dell’incomparabile Bista) il vantaggio che può risultare a Matilde dal cambiamento d’aria e dai bagni, non può non averci parte, e una gran parte, il pensiero del benessere e morale e fisico, che ne verrà certamente a lui, così stanco, come dev’essere, di tanti mesi di lezioni, e poi d’esami. Dio gli terrà conto anche di questo ritardo! Torno sempre lì, a buttare tutti i miei debiti addosso al Gran Pagatore, perché come compensarli altrimenti?
Pietro e Enrico, che ho visti ieri, stanno bene, e anche le loro famiglie. Teresa, che è purtroppo sempre nel medesimo stato, dice a te, a Matilde e a Bista, le cose più affettuose. Stefano pure vi rammenta. Io v’abbraccio con tutta l’anima, aspettando una lettera che mi consoli.

Il tuo aff.mo babbo
Alessandro