Lettera n. 1218

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Giorgini, Giovanni Battista
Data
9 dicembre 1857 (9 decembre 1857.)
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
[Firenze]
Lingua
italiano, francese, latino
Incipit
Il 23 di questo mese è il giorno
Regesto

Alessandro Manzoni, scusandosi del ritardo con cui scrive al genero, chiede notizie di lui e della figlia Vittoria. Spedisce la lettera per mezzo dell'editore Redaelli, il quale è diretto in Toscana per la causa contro le edizioni fiorentine abusive ai danni delle opere di Giuseppe Pestalozza da lui stampate; Redaelli ne approfitterà per sollecitare la ripresa della causa contro il Le Monnier per le contraffazioni dei Promessi spossi. Manzoni propone al genero di aggiornare, insieme a Gino Capponi, la parte italiana del Vocabolario milanese-italiano del Cherubini.

Testimoni
Edizioni
  • SCHERILLO-GALLAVRESI 1923, vol. II, p. 164.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 1218, vol. III, pp. 157-159, note alle pp. 652-653.
  • CARTEGGI FAMILIARI 2019, lettera n. X.194, pp. 532-534, note alle pp. 534-535.
Opere citate

I promessi sposi

+ Testo della lettera

Mio caro Bista,
Il 23 di questo mese è il giorno di S.a Vittoria: giorno di consolazione e... d’indulgenza plenaria. Dunque non ti starò a dire come, avendo ricevuta la tua cara lettera a Cassolo, quel Cassolo da cui mi credevi già partito, mi proponessi ogni giorno di scriverti di là, e andando a letto senza averne fatto nulla, facessi chetare il rimorso col pensare che s’era parlato di voi altri, e che così avevo, in certa maniera, pagato in parte il mio debito; come, venuto a Milano... Ma non voglio almeno mancare alla promessa ancora calda, di non dir nulla di ciò. Del resto, ho avuto il mio gastigo, perché se non fossi stato così negligente, avrei ricevuta qualche altra tua lettera, che m’avrebbe (spero e prego) confermata la cessazione definitiva della tosse, e qualche miglioramento negli occhi della nostra Vittoria. E di più, sarebbe stata una tua lettera. |
Questa ti sarà, o presentata, o spedita da Firenze dallo stampatore Redaelli, che va in Toscana per dirigere in persona una battaglia campale, per conto suo e del professor Pestalozza, e mio, contro i contraffattori, la licenza de’ quali è arrivata veramente all’eccesso. E, tra l’altre, vedrà se si possa rinnovare la mia causa, della quale hai avuta la bontà di procurarmi una copia della sentenza; e te ne ringrazio ora per allora. Se nella strategia del Redaelli c’entrerà di fare une pointe anche a Siena, vi darà nostre nove di presenza, e vi racconterà i particolari della guerra. Intanto questo stia tra di noi.
Non ti so dire quanto le rimembranze di Viareggio e di Varramista mi si siano ravvivate, più care ma insieme dolorose, ne’ giorni anniversari. Ma fata vetabant. Ci sarò io, l’anno venturo? E come anderà l’anno venturo? Chi lo sa è anche quello che ne deve decidere; e fa tutto per il meglio. |
Per compensarmi in qualche parte, e povera parte, del non essermi trovato in terzo a quelle chiacchierate con quel Gino eccellente in tante maniere, mi vo immaginando un lavoro, non faticoso per niente, e forse non noioso, e certo molto utile, che potreste fare insieme, quando vi capitino di novo una quindicina di giorni, come quella di cui mi parli. Sarebbe una parte sola del vocabolario milanese-fiorentino, ma che avrebbe uno scopo particolare. Come sai, uno de’ punti da trattarsi in quel tale eterno mio lavoro sulla lingua, è la gran quantità di locuzioni comuni al fiorentino e agli altri idiomi d’Italia, e che non si sa, e non si sogna neppure che siano comuni; e quindi si possiede senza profitto una bona parte di quella lingua che, per averne una, bisogna acquistar tutti. Ma il dir che ci sono, e dover esser creduto sulla parola, o al più, non | poterne addurre se non qualche esempio, non farebbe, a un bon pezzo, l’effetto che la cosa promette. Se, dunque, dell’anime bone mi prendessero il vocabolario del Cherubini, e dove la locuzione fiorentina, identica alla milanese (meno le differenze d’inflessione) è registrata bensì, ma insieme a tant’altre fuor d’uso, si cancellassero tutte queste; e dove manca, si scrivesse in margine, vedi che utile appendice sarebbe per quell’eterno lavoro; al quale però vo aggiungendo qualcosa quasi ogni giorno; e se riesco a levare i piedi da una maremma di questioni generali, spero di poterci andare avanti speditamente.
Tante e tante cose di mia moglie e di Stefano, e per te e per Vittoria. Della quale mia moglie posso finalmente dirvi, che sta bene. L’estate di Lesa l’ha veramente riavuta, e mangia, beve, dorme e veste panni, e fa delle passeggiatine ogni giorno. Di Pietro non vi posso mandar saluti, perché è a Brusuglio, e stanno tutti bene. Saluti di Sogni e di Rossari, e di D. Giovanni, che ha data per l’appunto una capatina nel mio studio, mentre scrivevo. Un bacio a Giorgino, e un abbraccio stretto a te e a Vittoria.
Il tuo aff.mo babbo
Alessandro