Lettera n. 1240

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Giorgini, Giovanni Battista
Data
18 marzo 1859
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
[Siena]
Lingua
italiano, latino
Incipit
Non mi voler far credere che sia tutto
Regesto

Alessandro Manzoni risponde all'invito del genero Giorgini di averlo ospite in Toscana, dicendosi dispiaciuto di non potere lasciare la moglie Teresa, convalescente, sola a Milano, né condurla con sé. Lo scrittore, nonostante la guerra imminente contro l'Austria, non è preoccupato di restare in città. Accenna al dispiacere causato dai problemi finanziari del figlio Enrico, da cui si distrae lavorando, e domanda al genero novità sullo spoglio del Vocabolario del Cherubini.

Testimoni
Edizioni
  • SCHERILLO-GALLAVRESI 1923, pp. 170-172.
  • FLORI 1930, p. 581 (incompleta).
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 1240, vol. III, pp. 175-176, note alla p. 662.
  • CARTEGGI FAMILIARI 2019, lettera n. X.204, pp. 556-558.
Opere citate

Della lingua italiana

+ Testo della lettera

Carissimo Bista,

Non mi voler far credere che sia tutto di Vittoria il cordialissimo desiderio che m’esprimi. Ti conosco, e so che, come ogn’altro affetto, avete in comune quello per il vostro povero vecchio babbo; e credo che se fosse la cara Vittoria che m’avesse scritto, avrebbe principiato con dire: Bista vuole ch’io ti scriva. E cosa dirò dell’offerta che mi fai di venirmi a prendere con tanto tuo incomodo? Ma fata obstant. Non potrei, né condurre mia moglie, la quale, dopo un mal di gola che ha portato salassi, mignatte, decubito, dieta, si strascina in una pur troppo lenta convalescenza; né lasciarla qui in questo stato. E non parlo | d’altri minori ostacoli. Del rimanente, non mi par probabile che, neppure per un vecchio indebolito dagli anni e dai mali, Milano sia per diventare un soggiorno pericoloso. Non so punto di strategia, ma so e anche mi ricordo, che, nelle guerre avvenute da queste parti, la città è sempre rimasta fuori. La posta è qui, ma i dadi si gettano altrove. Chi esce e chi entra, ma per lo più tranquillamente gli uni e gli altri.
Frattanto, in mezzo alle dolorose, e più che mai dolorose mie cure (perché chi correva da tanto tempo all’estrema miseria, c’è arrivato, e io non ci posso rimediare che in parte) il Signore mi fa una grazia che non mi sarei potuto aspettare; e è quella di poter trovare, non un sollievo, ma una qualche distrazione | nel lavoro. Mi sono avvezzato, ne’ momenti che non potrei far altro che affliggermi inutilmente, a prendere il mio pensiero per i capelli, e a tenerlo lì dove c’è qualcosa da fare, se non di utile, almeno di non doloroso. È per ciò che ti prego di sapermi dire se c’è qualcosa di fatto intorno al vocabolario del Cherubini.
Ho ricevuta una lettera del Sig.re Avv.to Panattoni, che mi chiese certi documenti, che potei avere per mezzo del Redaelli, e glieli mandai con degli altri di più.
Sogni, qui presente, vi manda i più affettuosi saluti. Pietro è a Brusuglio. Chiudo per arrivare a tempo con la posta, lasciandovi indovinare tutti i miei sentimenti per voi.

Il v.ro aff.mo babbo
A. Manzoni

Teresa si lamenta che non l’abbia nominata, ma non ce n’era bisogno.