Lettera n. 279

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Saluzzo Roero, Diodata
Data
11 gennaio 1828 (l'11 del 1828.)
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
Torino
Lingua
italiano, francese
Incipit
Una cosa spiacevole che mi fosse comunicata
Regesto

Manzoni ringrazia Diodata Saluzzo di avergli riferito il giudizio di La Mennais sui Promessi sposi e fa delle osservazioni sull'influenza della religione cattolica nei suoi scritti.

Edizioni
  • SALUZZO ROERO POESIE 1843, pp. 626-629.
  • SFORZA 1875, pp. 27-29.
  • SFORZA 1882-1883, vol. I, p. 362.
  • SFORZA 1912-1921, vol. II, p. 386 (da copia di Nicomede Bianchi [1818-1886], direttore capo del R. Archivio di Stato di Torino dal 1870 al 1886).
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 279, vol. I, pp. 475-477, note alle pp. 930-931.
  • CARTEGGI LETTERARI 2016, lettera n. 117, pp. 325-327, note alle pp. 327-328.
Opere citate

I promessi sposi

+ Testo della lettera

Una cosa spiacevole che mi fosse comunicata da Lei, avrebbe da ciò raddolcimento e compenso; ma cose così graziose, e da tal parte, in una sua lettera, e sopraggiuntovi l'assicurazione dell'essermi continuata la sua bontà, sto per dire che è troppo. I sentimenti prodotti in me dall'articolo di lettera del signor Abate de la Mennais, che Ella ha favorito di parteciparmi, sono di quelli che amano di esprimersi, quando si trovi chi sia fatto per comprenderli, e non isdegni d'intenderli; ed io provo l'uno e l'altro nel cuor di Lei. Sapere d'aver ottenuta l'attenzione di un grande ingegno, vedere il proprio nome scritto con favore da chi ne porta uno celeberrimo, è cosa certamente che commuove la vanità; ma una miglior parte dell'animo, se a Dio piace, è commossa, e più dolcemente dalla benevolenza cristiana. Già si adorava, e si sperava insieme: il saperlo da ambe le parti, par che renda la comunione più viva e più piena. Io provo assai di tutto questo; ma vi è in quell'articolo una lode magnifica, che mi confonde e mi spaventa, il est religieux, et catholique jusqu'au fond de l'âme. Egli è vero, che l'evidenza della religione cattolica riempie e domina il mio intelletto; io la vedo a capo e in fine di tutte le questioni morali; per tutto dove è invocata, per tutto donde è esclusa. Le verità stesse che pur si trovano senza la sua scorta non mi sembrano intere, fondate, inconcusse, se non quando sono ricondotte ad essa, ed appaiono quel che sono, conseguenze della sua dottrina. Un tale convincimento dee trasparire naturalmente da tutti i miei scritti, se non fosse altro perciocché, scrivendo, si vorrebbe esser forti, e una tale forza non si trova che nella propria persuasione. Ma l'espressione sincera di questa può, nel mio caso, indurre un'idea pur troppo falsa, l'idea d'una fede custodita sempre con amore, e in cui l'aumento sia un premio di una continua riconoscenza; mentre invece questa fede io l'ho altre volte ripudiata, e contraddetta col pensiero, coi discorsi, colla condotta; e dappoiché, per un eccesso di misericordia, mi fu restituita, troppo ci manca che essa animi i miei sentimenti e governi la mia vita, come soggioga il mio raziocinio. E non vorrei avere a confessare di non sentirla mai così vivamente, come quando si tratta di cavarne delle frasi; ma almeno non ho il proposito d'ingannare: e col dubbio d'aver potuto anche involontariamente dar di me un concetto non giusto, mi nasce un timore cristiano di essere stato ipocrita, e un timore mondano di comparire tale agli occhi di chi mi conosce meglio.
Dal timore d'offendere (almeno colpevolmente) la religione, introducendola ne' miei poveri lavori, mi rassicura la coscienza intima, non dico del mio rispetto per essa, ma dell'unica fiducia che ripongo in essa, e nella Chiesa che l'insegna. Ma in ogni testimonianza che appunto mi si renda di ciò, sento, insieme colla lode, un rimprovero, e in un colla voce benevola mi par d'intenderne una severa che mi dica: A che tu vai ragionando delle mie giustizie?
Le ho troppo parlato di me; e veggo di dover di nuovo ricorrere per la scusa alla bontà sua. La cortese disposizione, che Ella mostra, a concedere a me e alla mia famiglia l'onore della sua personale conoscenza, anima il vivissimo desiderio che io ne tengo; ma troppe circostanze si oppongono per me all'adempimento. Non potrò avere mai la presunzione di credere, che noi possiamo essere per qualche cosa nella determinazione che Ella prendesse di visitare queste parti; ma se mai nella buona stagione qualche altra causa portasse loro una tale ventura, noi potremmo con tutta facilità approfittarne, giacchè alla campagna dove abitiamo in quel tempo, non è dalla città che un breve tragitto