Lettera n. 339

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Fratti, Luigi
Data
25 gennaio 1830 (25 del 1830)
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
Reggio Emilia
Lingua
italiano
Incipit
A Lei si, che recherà maraviglia
Indirizzo
All'Ornatissimo Signore | Il Sig.r Luigi Fratti | Reggio di Lombardia
Regesto

Manzoni ringrazia il Fratti della parte che vuole prendere contro le critiche mosse agli Inni Sacri dal Salvagnoli Marchetti, e tuttavia lo invita a non mescolarsi a tali diatribe.

Testimoni
  • (originale) Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Manz.B.XXXII.52, cc. 2rv
Edizioni
  • VESSILLO D'ITALIA 1864, p. 6 (parziale e indirizzata al marchese Bottini).
  • RAFFAELLI 1874, p. 5.
  • SFORZA 1875, p. 316.
  • SFORZA 1882-1883, vol. I, p. 415.
  • SFORZA 1912-1921, vol. II, p. 591.
  • ARIETI-ISELLA 1986
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 339, vol. I, pp. 585-587, note alle pp. 967-968.
Opere citate

Inni sacri

+ Testo della lettera

Ornatissimo Signore,

A Lei sì, che recherà maraviglia il vedere ch'io mi sottragga dal soddisfare, in così leggier cosa, ad un desiderio mosso da così cortese e degnevole intenzione. Ma si compiaccia di udir la mia ragione, e voglia accettarla, in grazia, se non altro, della forza invincibile che essa fa sopra di me. Egli è in me antico proposito e antica consuetudine lo star fuori affatto da ogni disputa di letteratura italiana, per mite e urbana che possa essere; e non solo starne fuori, ma ignorarle, per quanto dipende da me. Ora, il fare ciò che Ella così gentilmente mi chiede, sarebbe prender parte in una di tali dispute, e in una che ha per soggetto i miei poveri sgorbi: il che aggiunge una specie particolare di ripugnanza a quella che proverei in ogni altro caso di simil genere. Si contenti adunque ch' io non dica nulla sul passo dov'Ella incontra difficoltà, e che, del rimanente, non porta il prezzo ch'Ella se ne occupi, appunto perchè v'incontra difficoltà: giacchè le parole hanno a dire da sè, a prima giunta, quel che voglion dire; e quelle che hanno bisogno d'interpretazione, non la meritano. E non vorrei riuscirle troppo ardito; ma la bontà ch'Ella s'è degnata mostrarmi, e il privilegio dell'età mi danno animo ad avanzarle una mia preghiera: ch'Ella metta da banda il lavoro che una soverchia indulgenza Le ha fatto intraprendere. Per quanto poco del suo tempo e del suo ingegno Ella v'avesse a impiegare, sarebbe pur tempo ed ingegno da potersi impiegar troppo meglio. Veda, di grazia, che luogo tenga ormai la poesia nelle cose di questo mondo; che luogo tengano nella poesia i miei versicciuoli; quanto importi che essi sieno pessimi o tollerabili; se questo valga una quistione. E veda insieme come tali quistioni sieno necessariamente, e per una ragione medesima, tanto più difficili, quanto son meno importanti, tanto più infruttuose, quanto più son numerose e frequenti. Chè il disputare su molti punti non viene da altro che dal non esservi su molti punti quel sentimento comune, stabile, umano, che si applica da sè naturalmente e quasi inavvertitamente, e previene le dispute; dal quale soltanto si hanno soluzioni importanti, durevoli e pronte; fuor del quale le quistioni sono così moltiplici e mutabili e intricate, le soluzioni così arbitrarie e opposte e temporarie, come sono di necessità le dottrine private donde pullulano le quistioni, donde le soluzioni si cavano; e il quale non si fonda nè si promove col disputar sui particolari. Ma io son forse trascorso a fare il dottore a chi non dovrei se non rendere umili grazie e presentare umili scuse. Spero nondimeno ch'Ella accettando le une e le altre, vorrà perdonare la libertà per avventura indiscreta ch'io mi son presa, e scorgere in essa pure la mia riconoscenza e la stima distintissima, colla quale ho l'onore di rassegnarmele,

Dev.mo Obb.mo servitore
Alessandro Manzoni