Lettera n. 543

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Gonin, Francesco
Data
[27 gennaio 1840] (27 del 1840.)
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
Torino
Lingua
italiano, francese, latino
Incipit
Je l'ai vu, de mes yeux vu
Indirizzo
Al Chiarissimo Signore | Il Sig.r Francesco Gonin | contrada nuova, n. 18 | Torino
Regesto

Alessandro Manzoni riferisce all'artista Francesco Gonin di aver veduto gli intagliatori e lo informa delle osservazioni e rilievi che Luigi Sacchi, imprenditore nel campo delle incisioni, ha fatto sui suoi disegni.

Testimoni
  • (originale) Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Manz.B.I.55b/3, cc. 2rv
    (Timbri postali: «MILANO | GENNAIO 27»; «28 GENN»; «FRANCA»)
Edizioni
  • SARACENO 1881, p. 20.
  • SFORZA 1882-1883, vol. II, p. 5.
  • PARENTI 1945, p. 232.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 543, vol. II, pp. 122-124, note alle pp. 744-745.
Opere citate

I promessi sposi

+ Testo della lettera

Carissimo Gonin,

Je l'ai vu, de mes yeux vu, e vuole (il Sig.r Sacchi, s'intende) che, per la prima cosa, io ti parli del suo dispiacere di non aver potuto cercar di te a Torino, per esservisi fermato due ore sole, arrivandovi digiuno da ventiquattro. Ha condotto i tre intagliatori che aveva detto, due francesi, Bernard e Pollet, e un inglese con un nomaccio scomunicato: quattro altri ne ha lasciati a Parigi, col patto condizionale, che debban venire: s'egli li chiama dentro un certo tempo. De' due francesi venuti con lui m'ha fatto veder l'album; e son vignette (che paion bellissime a noi altri pequains) del Gulliver, del La Fontaine, del Don Chisciotte, del Napoleone di Raffet, e d'altre opere ch'io non conosco. Una, perchè tu possa prenderne un saggio, è il cane con le orecchie mozze del La Fontaine, alla nona favola, se non m'inganno, del libro decimo; un'altra è l'aquila di Raffet, con l'ale spiegate, e la corona sospesa sulla testa: lavoro, che dicono squisito, e che anche tu, spero, troverai tale. Si venne poi all'esposizione; e qui io ebbi un altro gran piacere, anzi due in una volta: l'uno, di vedere come il Sacchi sentiva i tuoi quadretti, ed esprimeva il suo sentimento, ora con esclamazioni, ora con osservazioni, lodando la bellezza generale del disegno, e certe bravure particolari, e dove la forza, dove la leggiadria, e l'espressione sempre vera, e la composizione, e gli accessorii, etc.: l'altro piacere era di vedere com'egli si teneva sicuro di trasmetter quei quadretti al pubblico, quali li riceveva da te. La qual sicurezza m'espresse coi più risoluti termini: Gonin si troverà lui; Gonin avrà il fac–simile de' suoi disegni. Solo mi disse che alcune piccole cose, per far l'effetto che tu avevi voluto, andavano eseguite con qualche diversità; il tratto di traverso, piuttosto che verticale, in qualche ombra, o scuri interi dove son segnati a tratti. Al che, per quanto si possa trattar di pochissimo, io dissi che la tua intenzione era che l'intagliatore levasse il bianco e lasciasse il lapis, e niente altro; e che io non potevo quindi prendermi su questo nessun arbitrio; ma ch'egli si sarebbe inteso con te. Gli diedi tre bossi da intagliar subito per saggio: due secondo l'intesa, cioè la pubblicazion del bando, e Renzo che vuol levare il dente a don Abbondio, e per terzo, l'iniziale del primo capitolo, avendomi Riccardi portato via il suo disegno, per farci qualche ritocco. Interrogato di quanto tempo ci vorrà a intagliar, per esempio, la seconda di quelle tre, disse che forse otto giorni, fors'anche sette: sicchè avremo un saggio nella ventura settimana di certo; perchè i nostri uomini, giunti ier l'altro, riposati ieri, oggi sono al lavoro. Ti voglio però dire (e a chi si dirà tutto il vero, se non a' pari tuoi) che un solo di questi disegni non fece l'impressione degli altri, ed è quella iniziale che ha la figura sola di Lucia in atto di fuggire: e tu devi esserti accorto che anche noi che l'abbiam veduta in tua presenza, a quella sola siam rimasti un po' freddi. Valeat quantum valere potest; ma io l'avevo sulla coscienza, e te ne avrei parlato, quand'anche questo nuovo consenso non m'avesse stimolato a farlo ora. Avrei altre chiacchiere da far con te; ma non voglio lasciar partire il corriere senza questa lettera; onde ristringo il molto in poco. Confido che le tue lettere mi confermeranno la consolazione che m'hanno data le buone nuove della tua salute, e degli occhi come del resto: pei quali, tutti gli altri occhi, che occhi sono, hanno a esser tanto interessati. Confido pure che stai in proposito di venir dove sei aspettatissimo, al tempo che hai detto; e, non senza vergogna, non senza rimorso, te ne prego pure quanto so e posso. Intanto, mandami, se ne trovi occasione, i disegni che hai fatti, e aspetta la prima prova, appena sia presentabile. Guardati bene di non istare in dubbio di continuare per le osservazioncelle che il Sacchi ha a farti sulla parte materiale del lavoro; perchè se ti potranno anche esser utili, l'ignorarle non è di danno, non risguardando esse che particolari di poco conto.
Tutta la mia famiglia, e i tuoi amici ed ammiratori ch'io vedo, vorrebbero esserti rammentati, come si rammentan di te. I miei rispetti e le mie scuse alla degnissima tua signora consorte, e a tutta la tua famiglia. Scrivimi presto, e ricevi un abbraccio di cuore del più che mai tuo

Manzoni