Lettera n. 983

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Manzoni, Vittoria
Data
11 giugno 1851
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
Pisa
Lingua
italiano
Incipit
Da D. Giovanni ho sapute, in una volta
Indirizzo
Alla Signora | Sig.ra Vittoria Giorgini nata Manzoni | Pisa
Regesto

Alessandro Manzoni chiede notizie alla figlia Vittoria della salute del genero Giovanni Battista Giorgini, ammalato, e le invia una cambiale comprendente il semestre per Matilde. Nonostante i ripetuti inviti della figlia e la gioia che avrebbe nel rivedere tutti, Manzoni non può recarsi in Toscana, sia per ragioni di economia, sia per il lavoro alle Opere varie che attualmente lo vede impegnato nella correzione delle Osservazioni sulla morale cattolica; a ciò aggiunge le indisposizioni di salute della moglie Teresa. Spera di riuscire a farle visita in autunno e spera anche di tornare presto a Lesa a visitare a Rosmini, che recentemente ha pubblicato l'Introduzione alla filosofia.

Testimoni
Edizioni
  • SCHERILLO-GALLAVRESI 1923, vol. II, pp. 80-82 (incompleta).
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 983, vol. II, pp. 580-582, note alle pp. 969-970-
  • CARTEGGI FAMILIARI 2019, lettera n. X.90, pp. 251-253, note alle pp. 253-254.
Opere citate

Osservazioni sulla morale cattolica

+ Testo della lettera

Mia cara Vittoria,

Da D. Giovanni ho sapute, in una volta, con quel dispiacere e con quella consolazione che ti puoi immaginare, le notizie della malattia e della convalescenza del nostro Bista. E sia ringraziato Dio, che il dispiacere non poteva più essere inquietudine. Ora ho più che una speranza di sentire dalla tua prima lettera, che il riposo e la campagna hanno compita l'opera.
Ho tardato a scriverti, anche per poterti mandar qualcosa da diminuirvi in parte un peso che, per quanto lo portiate con generoso amore, è materialmente un peso. Troverai dunque qui acclusa una cambiale di 1637 L. fiorentine (milanesi L. 2006). Ti prego di levarne il semestre per la mia cara Matilde, cioè L. m.si 400, ma non so quante fiorentine: il ragguaglio lo avrai nella noterella dell'ultima volta dove il semestre era distinto.
O mia Vittoria! le tue, le vostre così affettuose, così care istanze perché io faccia una gita costà, mi vanno al core, dove, del resto, trovano un desiderio che dice lo stesso. Pensa cosa sarebbe per me il riveder te e Bista, e codesta mia Matilde, la cui assenza mi pesa tanto, e mi sarebbe insopportabile se essa dovesse trovarsi in tutt'altro luogo che dove siete voi altri, giacché mi parrebbe un abbandono. Con voi altri soli mi può parere che sia in certa maniera con me. Ora, per rispondere qualcosa al mio desiderio, vo pensando che possa un così caro disegno effettuarsi il prossimo autunno. Per ora, sono inchiodato qui, perché oltre le ragioni d’economia, che sono rigorosissime, mi trovo nell'impegno di finire quella benedetta edizione, che è molto più forte di quello che avevo preveduto. Sto ora rivedendo, per la ristampa, la Morale Cattolica: era non so quanto tempo | che non la guardavo in viso; e ci ho trovato tanto da disfare e tanto da rifare, che è una cosa più lunga e più faticosa dimolto che non sia stato lo scriverla; dimanieraché, studiando molto per far pochissimo, fo anche penare lo stampatore. E, come vedi, non è un lavoro da potersi fare altrove che qui, vicino a lui. Quando mi viene in mente Pisa, mi par d'essere un prigioniero a cui s'apra davanti una finestra su un bellissimo paese. Oltre il resto, Teresa è ora così rifinita, che non sarebbe certamente in caso di sopportare il viaggio, ma, non avendo una malattia decisa, spera anch’essa di poterlo, alla fine di settembre. E se, reggendo il viaggio, e trovandosi bene costì, credesse di potervi passare anche l'inverno, sarebbe per me una vera delizia. Ma non allunghiamo troppo il sogno.
Pietro e Enrico e le loro famiglie stanno bene; e, conoscendo la loro pigrizia, son certo di non fare un fatto superfluo, dandoti io le loro nove. Desidero anch’io da qualche tempo quelle della nostra Louise.
Non so, a cagione principalmente del mio tribolante lavoro, quando potrò andare a Lesa. M’era venuto scritto Stresa, perché è la vicinanza di questo soggiorno del Rosmini, che mi fa desiderare principalmente di passar qualche tempo da quelle parti. Ha pubblicata da pochi giorni l'Introduzione alla filosofia, opera che non posso lasciar di chiamare maravigliosa, quantunque ci sia nominato io, come non merito. La serenità del suo animo cresce, sto per dire, con le tribolazioni che gli vengono dalle parti più opposte. Che gloria, ma che vergogna sarà quell'uomo per l'Italia, che va così rilenta nel conoscerlo! Dì a Luigina che, quando lo sentirà dire da tutti, si rammenti ch'io l'ho predetto. Ma speriamo che la cosa non sarà così lunga, e che questo bel momento lo vedrete anche voi altri; e Bista coopererà a affrettarlo.
Teresa vi saluta tutti cordialmente e io vi stringo tutti al core con la più viva ma non abbastanza contenta effusione.

Il tuo babbo Alessandro.

Non mi dimenticare presso all'impareggiabile Nonno, e a tutta la degna di lui casa Giorgini.