[Contro il Padre Gaetano Volpini]

Insieme editoriale: Poesie / Poesie prima della conversione

Frammento di epigramma satirico (8 versi) fatto conoscere da Cesare Cantù e accolto nelle Poesie del giovane Manzoni da SANESI 1954 in poi. Della effettiva paternità manzoniana ha dubitato di recente Luca Danzi (vd. DANZI 2012B, p. 347). Nei versi è beffeggiato con tono faceto l’insegnamento retrogrado del padre barnabita Gaetano Volpini, vicedirettore del Collegio Longone di Milano che Manzoni frequentò dal 1798 al 1801. L’ecc. che tronca il testo al v. 8 potrebbe indicare l'incompiutezza dell'epigramma, la censura del Cantù, o ancora una trasmissione orale (vd. infra). Lo stesso precettore, qui denominato scherzosamente «fra’ Volpino» (v. 1) a sottolinearne la furberia, è bersagliato nei più mordaci versi dell’ode [Ad un calunniatore, p. Volpini Barnabita], di poco successiva (vd. DANZI 2012B, p. 352). Nel ritratto ironico di padre Volpini che perseguita «Di Bayle e di Calvino / I dogmi iniqui e pazzi, / Il seme giacobino» (vv. 6-8) Valter Boggione scorge un chiaro segno delle simpatie giacobine e dell’interesse per la cultura antidogmatica francese del giovane Manzoni (cfr. BOGGIONE 2002, p. 274).

Titoli alternativi
  • [Contro un frate] (BRAMBILLA-BONGHI-SFORZA 1883-1898, vol. I, p. 308; BARBI-GHISALBERTI 1950, p. 114)
Metro
settenari, il terzo e il quinto sdruccioli, liberamente rimati tra loro: abc''bc''ada; semplifica la forma di un metro caro alla satira settecentesca (vd. BOGGIONE 2002, p. 274).
Storia del testo

Dell’epigramma non conserviamo alcuna traccia manoscritta. Cantù per primo pubblicò i versi [Contro il padre Gaetano Volpini] nelle Reminiscenze del 1882 insieme agli altri scherzi satirici [Su Vincenzo Monti] e [Su G. B. Giovio], negandone l’autenticità nella nota che li accompagnava: «Amici di sua gioventù gli attribuivano alcuni epigrammi, che possiamo francamente ripudiare» (vd. CANTÙ 1882, vol. II, p. 195, n. 1). L’epigramma fu poi ripreso nel 1883 dal Bonghi, che pure ne negò l'autenticità, in Appendice al primo volume delle Opere inedite o rare (vd. BRAMBILLA-BONGHI-SFORZA 1883-1898, vol. I, pp. 308-309). Assertore convinto della paternità manzoniana, già sostenuta dal padre barnabita Tiberio Abbiati (vd. ABBIATI 1929, p. 398), fu Ireneo Sanesi, il quale, però, dissentiva dall’Abbiati sulla datazione dei versi, considerandoli coevi e non successivi alla permanenza di Manzoni presso il Collegio Longone tra il novembre del 1798 e l’estate del 1801 (vd. SANESI 1954, pp. CXXIV-CXXV). Per la troncatura del testo al v. 8 con l’ecc., Sanesi giudicava l’epigramma «non compiuto, o non interamente ricordato, sia dal Manzoni stesso, quando lo recitava agli amici, sia dall’uno o dall’altro di questi amici, quando se lo ripetevan fra loro» (vd. SANESI 1954, p. CXXV).

Anche Ghisalberti accolse l'epigramma tra le poesie manzoniane. Secondo lo studioso, probabile fonte del Cantù per questi versi fu il Tommaseo, cui li aveva riferiti Mustoxidi che li possedeva insieme ad altri inediti del Manzoni (vd. CHIARI-GHISALBERTI 1957, p. 861). A differenza di Sanesi, però, Ghisalberti riteneva che l'epigramma, più che incompiuto, fosse stato censurato dal Cantù per ragioni di opportunità. Ghisalberti si spinge, inoltre, a ipotizzare un possibile legame tra il cognome del precettore aggettivato nell’epigramma in «fra’ Volpino» (v. 1) e la tarda testimonianza del parroco di Brusuglio don Paolo Pecchio intorno a una poesia latina che Manzoni avrebbe scritto contro uno dei suoi maestri, motteggiandone il nome proprio attraverso un aggettivo. Secondo Ghisalberti, infatti, la specificazione di «poesia latina» potrebbe essere ininfluente, dato che la memoria di don Pecchio manifesta in molti altri casi inesattezze (vd. CHIARI-GHISALBERTI 1957, p. 862). Di recente, Luca Danzi ha guardato con forte sospetto all'epigramma, «trasmesso dall’autorità del solo Cesare Cantù, al solito senza il riscontro di un ms.», e ha sostenuto che «non andrebbe unito ai testi del corpus manzoniano». La conclusione con l’ecc., più che dichiarare una reticenza, indicherebbe secondo Danzi una trasmissione orale «come troppo spesso era costume del Cantù, ma certo non per averlo sentito direttamente dalla bocca del Manzoni» (vd. DANZI 2012B, p. 347).

Date di elaborazione

1798-1801


Prima edizione
  • CANTÙ 1882 = Cantù Cesare, Alessandro Manzoni. Reminiscenze, Milano, F.lli Treves, 1882 (voll. 2)
    (vol. II, p. 195, n. 1)

Edizioni di riferimento
  • BOGGIONE 2002 = Manzoni Alessandro, Poesie e tragedie, a cura di Valter Boggione, Torino, Unione tipografico-editrice torinese, [2002] (Classici italiani)
    (pp. 274-275)
  • LONARDI-AZZOLINI 1992B = Manzoni Alessandro, Tutte le poesie, 1797-1872, a cura di Gilberto Lonardi, commento e note di Paola Azzolini, Venezia, Marsilio, 1992 (Letteratura universale. Esperia)
    (testo p. 68; nota al testo e commento p. 245)
  • CHIARI-GHISALBERTI 1957 = Manzoni Alessandro, Poesie e tragedie, Milano, Mondadori, 1957 (Tutte le opere di Alessandro Manzoni, a cura di Alberto Chiari e Fausto Ghisalberti, “I classici italiani", vol. I)
    (testo p. 128; nota al testo pp. 861-862)
  • SANESI 1954 = Manzoni Alessandro, Poesie rifiutate e abbozzi delle riconosciute, a cura di Ireneo Sanesi, Firenze, Sansoni, 1954
    (testo p. 119; discussione pp. CXXIX-CXXV)
  • BARBI-GHISALBERTI 1950 = Manzoni Alessandro, Scritti non compiuti. Poesie giovanili e sparse, lettere, pensieri, giudizi, con aggiunta di testimonianze sul Manzoni e indice analitico, in Manzoni Alessandro, Opere di Alessandro Manzoni, Centro Nazionale di Studi Manzoniani, a cura di Michele Barbi e Fausto Ghisalberti, Milano, Casa del Manzoni - Firenze, Sansoni, 1942-1950 (3 voll.)
    (p. 114)
  • BRAMBILLA-BONGHI-SFORZA 1883-1898 = Manzoni Alessandro, Opere inedite o rare di Alessandro Manzoni, pubblicate per cura di Pietro Brambilla, da Ruggiero Bonghi e Giovanni Sforza, Milano, Rechiedei, 1883-1898 (voll. 5)
    (vol. I, pp. 308-309)
Edizione del testo in preparazione

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