Sul Romanticismo. Lettera al Marchese Cesare D’Azeglio

Insieme editoriale: Scritti letterari

Rispondendo, il 22 settembre 1823 – cinque giorni dopo avere terminato il Fermo e Lucia – al Marchese Cesare Taparelli D’Azeglio, che gli aveva spedito, insieme ad alcune copie della Pentecoste, pubblicata sulla sua rivista «L’Amico d’Italia», un biglietto da cui traspariva un «giudizio non favorevole ai romantici anche se correttamente garbato» (ARIETI-ISELLA 1986, p. 858), Manzoni interviene nella «gran lite coi classici» definendo e difendendo le posizioni della cerchia dei Romantici milanesi raccolti intorno al «Conciliatore». Se nella pars destruens della lettera, la «parte negativa del sistema romantico», Manzoni riconosce il maggiore merito del romanticismo nell’avere rifiutato la mitologia, l’imitazione dei classici, e l’«uso della favola», definito una vera e propria «idolatria», nella seconda parte, quella construens difende, del romanticismo, la spinta al «vero, l’utile, il buono, il ragionevole»: un sistema letterario che, per influsso morale, esercita indirettamente una funzione civile e rivela una «tendenza religiosa». Interessanti le varianti introdotte per l'edizione delle OPERE VARIE 1870 (nel 1871), che, oltre a una generale revisione linguistica e a una riduzione imposta dallo spazio minore concesso dalla stampa (su cui vd. la Storia del testo), intervengono anche in qualche caso su punti nevralgici della riflessione manzoniana, aggiornandola, anche se solo in parte, alla nuova poetica, a distanza di quasi 50 anni (vd. CASTOLDI 2008, pp. LXXI-LXXIV).

Storia del testo

La lettera ebbe una ampia circolazione manoscritta e, a partire dal 1846, anche a stampa, prima che l'autore si decidesse a pubblicarla, inserendola all'ultimo momento nell'edizione delle Opere varie del 1870. E anche in questa occasione si trattò di una scelta imposta dalla necessità, per riparare in tutta fretta a un errore dell'editore che, probabilmente riproducendo integralmente l'edizione degli Scritti sulla lingua italiana usciti nel '68 (LINGUA ITALIANA 1868), non si era accorto che la Lettera a Giacinto Carena era già uscita in un fascicolo precedente, dove aveva mantenuto la sequenza della prima parte delle Opere varie del '45. Ciò che spiega la sua collocazione incongrua fra gli scritti di lingua, e in parte anche la riduzione del testo originale, per la necessità di rimanere dentro le 20 pagine prima occupate dalla Lettera al Carena (ma alcuni esemplari delle OPERE VARIE 1870 presentano la prima forma erronea). La revisione andò comunque ben oltre il semplice taglio, che riguardò soprattutto la prima parte, occasionale, della lettera, come testimoniano i materiali conservati in Manz.B.XXXIII.13 che appartengono a diversi giri di bozze, ricchissimi di interventi autografi

Prima dell'edizione di autore la versione conosciuta era derivata in parte da copie ricavate dall'autografo (ritrovato solo abbastanza recentemente alla Georgetown University e segnalato da SEVERINO 1977): così l'edizione princeps uscita nell'«Ausonio» nel 1846 (per la cui vicenda vd. la lettera di Cristina di Belgioioso, direttrice della rivista in Manz.B.XXVIII.46 riprodotta in CASTOLDI, p. LVII) e, soprattutto da quella uscita su «La Rivista» di Firenze (II, n. 36, 2 aprile 1846, pp. 142-143 e n. 37, 8 aprile, pp. 146-148) dove si introdusse un errore che si riverberò sulle stampe successive (CASTOLDI 2008, p. lix). Una origine diversa dimostrano invece altre copie recentemente segnalate (vd. ITALIA 2019) : la prima, presso il Fondo Finazzi di Casa Manzoni (Inv. Stor. 116-117), realizzata da Giovanni Finazzi nel 1827 sulla base di una copia che dichiara di aver ricevuto da Achille Mauri, prelato e poeta, entrato in relazione con Manzoni grazie a Monsignor Tosi; la seconda, rinvenuta, insieme a una sinossi del «Fermo e Lucia» (su cui vd. ITALIA 2018), presso la biblioteca di Villa Manzoni a Lecco, recante una integrazione autografa di Manzoni. Proprio questo intervento reso necessario da una lacuna (diversa da quella della «Rivista»), dimostra con sicurezza che la copia (probabilmente quella spedita al Tosi o derivata da questa) da cui è esemplato il testimone lecchese è l'apografo braidense Manz.B.XXIII.8, scritto da due mani diverse, una delle quali è la stessa della copia in bella della prima redazione della Colonna infame: Manz.B.X.4 (vd. RABONI 2020). Manzoni dovette integrare il testo a memoria (e lo fece in effetti in maniera scorretta) trovandosi in mancanza di qualsiasi copia (come dichiara in lettera del 22 gennaio 1830, rispondendo alla richiesta di Monsignor Tosi che aveva perduto la propria copia dell'opera e ne domandava una seconda: ARIETI-ISELLA 1986, vol. I, pp. 584-585, n. 338); e nella stessa condizione doveva trovarsi nel 1871 quando prese come base della propria edizione un'esemplare della vulgata (una puntuale descrizione dei mss. e delle bozze, e una collazione integrale, ad esclusione degli ultimi due esemplari citati, si trova in CASTOLDI 2008, pp. 453-475). Il che mostra da un lato che tanto la minuta della lettera (ora in BNB Manz.B.VI5), quanto l'apografo Manz.B.XXIII.8 avevano preso strade diverse e sono rientrati solo successivamente nel Fondo della Braidense, dall'altro la attenzione che Manzoni pose alla diffusione della Lettera, testimoniata dalla presenza nel Fondo Stampa del CNSM di sei esemplari (ST.W.3, ST.W.4, ST.W.17, ST.X.6, ST.Y.26, ST.X.42) della edizione veneziana del 1853 su quattro dei quali è segnalata di mano di Teresa o di Stefano Stampa la lacuna nata dall'edizione sulla «Rivista» (CASTOLDI 2008, pp. LXIV-LXVI).

Date di elaborazione

22 settembre 1823 -
1871


Testimoni manoscritti (vedi tutti)
  • Manz.B.VI.5 • Milano, Biblioteca Nazionale Braidense
    (minuta)
  • II.D.20a.382 • Washington, Joseph Mark Lauinger Memorial Library
    (originale della lettera)
  • Manz.B.XXXII.8 • Milano, Biblioteca Nazionale Braidense
    (copia di due mani distinte; sono autografe soltanto le ultime quattro righe)
  • Manz.Ant.X.1 • Milano, Biblioteca Nazionale Braidense
    (copia di mano di Gianmaria Zendrini, cc. 27r-56r)

Prime edizioni
  • L'AUSONIO 1846 = Manzoni Alessandro, Lettera inedita di A. Manzoni sul Romanticismo e sul Classicismo, in «L'Ausonio», 1, 1, marzo 1846, pp. 21-46
    (pp. 21-46 (edizione della Lettera spedita al D'Azeglio))
  • OPERE VARIE 1870 = Manzoni Alessandro, Opere varie di Alessandro Manzoni, Milano, Rechiedei, 1870
    (pp. 779-797)

Edizioni di riferimento
  • CASTOLDI 2008 = Manzoni Alessandro, Sul romanticismo: lettera al marchese Cesare d'Azeglio, Premessa di Pietro Gibellini. A cura di Massimo Castoldi. In appendice Memoriale sul romanticismo; Notizia sul romanticismo in Italia; Riflessioni sul bello di Ermes Visconti, Milano, Centro nazionale di studi manzoniani, 2008 (Edizione nazionale ed europea delle opere di Alessandro Manzoni : testi criticamente riveduti e commentati diretta da Giancarlo Vigorelli, 13)
  • RICCARDI-TRAVI 1991 = Manzoni Alessandro, Scritti letterari, a cura di Carla Riccardi e Biancamaria Travi, Milano, Mondadori, 1991 (Tutte le opere di Alessandro Manzoni, a cura di Alberto Chiari e Fausto Ghisalberti, “I classici italiani", vol. V, t. III)
    (pp. 223-256; note pp. 471-488.)
  • ARIETI-ISELLA 1986 = Manzoni Alessandro, Tutte le lettere, a cura di Cesare Arieti, con un'aggiunta di lettere inedite o disperse a cura di Dante Isella, Milano, Adelphi, 1986 (Classici, 50)
    (lettera n. 191, vol. I, pp. 315-345; note pp. 856-859; vol. III, pp. 1244-1273, note pp. 1335-1336 (ricollazionata sull'autografo))
  • SFORZA 1900 = Manzoni Alessandro, Scritti postumi, pubblicati da Pietro Brambilla a cura di Giovanni Sforza, Milano, Rechiedei, 1900
    (pp. 3-110 (edizione comparativa del testo del 1823 con quello del 1871).)
  • SFORZA 1882-1883 = Manzoni Alessandro, Epistolario, raccolto e annotato da Giovanni Sforza, Milano, Carrara, 1882-1883
    (vol. I, p. 277.)

Risorse correlate
Edizione del testo in preparazione

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