CS.M 1763-1765 [Postillato] Milano, Biblioteca del Centro nazionale di studi manzoniani

Vico, Giambattista
Principj di scienza nuova di Giambattista Vico d'intorno alla comune natura delle nazioni. Colla vita dell'Autore scritta da lui medesimo. Volume 1. [-3.]
Milano, dalla Tipografia de' classici italiani, contrada del Bocchetto, num. 2536
3 v. ; 8º
Lingua: italiano
Contenuto: Volume I. Vita di Giambattista Vico scritta da se medesimo; Idea dell’opera; Dello stabilimento de’Principj, Libro primo; Indice Volume II. Della sapienza poetica, Libro secondo; Indice Volume III. Della discoverta del vero Omero, Libro terzo; Del corso che fanno le nazioni, Libro quarto; Del ricorso delle cose umane nel risurgere, che fanno le nazioni, Libro quinto; Conchiusione dell’opera; Indice
Osservazioni sull'esemplare

Legatura in mezza pelle e cartone. Incisione in oro sul dorso. Legatura rovinata, dorso completamente staccato nel secondo volume, in parte staccato nel primo e nel terzo. Numerose macchie di umido.

Presentazione

Ristampa ottocentesca del trattato pubblicato per la prima volta nel 1725 e quindi, in edizioni riviste, nel 1730 e nel 1744. Minime le presenze di Vico nell’epistolario: in una lettera a Fauriel del 1811, Manzoni annuncia all’amico di avere ritrovato «un lettre inédite de Vico sur Dante» (lettera 80); e in una datata 22 aprile 1830, propone a Gaetano Cattaneo di incontrare lo storico e filosofo Jules Michelet, di passaggio a Milano, che aveva pubblicato nel 1827 una traduzione della Scienza nuova, e che Manzoni definisce «chiarissimo traduttore di Vico» (lettera 350). Il trattato vichiano è invece un riferimento essenziale per il Discorso sur alcuni punti della storia longobardica in Italia, pubblicato con l’Adelchi nel 1822 e quindi, nelle Opere varie nel 1847. Nel capitolo II Vico è riconosciuto, assieme a Muratori, come storico capace di «sorprendere con certezza le rivelazioni più importanti sfuggite allo scrittore che non aveva intenzione di dare una notizia, di estendere con induzioni fondate alcune poche cognizioni positive»: il suo metodo di lavoro è analizzato, e lodata la su capacità di dissipare errori storici («quanti errori distrugge egli in un punto, che fascio di verità presenta in una di quelle formole splendide e potenti, che sono come la ricompensa del genio, che ha lungamente meditato!»), e di proporre visioni organiche e lucide, se pur «ardite e troppo spesso ipotetiche» (BECHERUCCI 2005, pp. 69-71; 76; 77; con parole diverse, concetti analoghi tornano nell'edizione del 1847, per cui cfr. BECHERUCCI 2005, pp. 214-15). Nonostante i volumi della Scienza nuova siano fitti di segni a margine, due specifiche citazioni che ricorrono nel trattato si riferiscono a passi (libro I, pp. 86-87; libro II, p. 193) che non portano segni o postille. Anche la citazione del concetto di «barbarie seconda» che compare nelle Notizie storiche premesse all’Adelchi (BECHERUCCI 2005, p. 14) rimanda a un passo (libro IV, p. 86: la citazione esatta è «seconda barbarie») non segnato.


Descrizione della postillatura

Non ci sono postille. Fitti segni non verbali nei volumi II e III

Opere correlate

Comprende

Scheda OPAC SBN
LO1E024616

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