CS.M 459-461 [Postillato] Milano, Biblioteca del Centro nazionale di studi manzoniani

Fauriel, Claude
Histoire de la poésie provençale: cours fait a la Faculté des Lettres de Paris / par M. Fauriel
Paris : Jules Labitte
3 v. ; 22 cm.
Lingua: francese
Contenuto: Volume I. Préface di Jules Mohl. Capp. I- XV Volume II. Capp. XVI-XXX Volume III. Capp. XXXI-XL. Appendice (I. Remarques sur la chronique des Albigeois; II. Liste de romans provençaux)
Osservazioni sull'esemplare

Legatura in mezza pelle e cartone marmorizzato. Incisione in oro sul dorso. Carte di guardia marmorizzate.

Presentazione

Edizione postuma, curata dall’allievo Jules Mohl, dei materiali relativi alla cultura del Mezzogiorno d’Europa: un lavoro che occupò gli ultimi tre decenni della vita di Fauriel, gli fornì materiali per i corsi sulla poesia provenzale tenuti alla Sorbona alla metà degli anni Trenta, ma non arrivò a una pubblicazione in forma unitaria.
Dei suoi studi provenzali Manzoni chiede spesso notizie a Fauriel nelle lettere intorno alla metà degli anni Venti (per esempio: «Et ces benedetti provençaux?», lettera 243, del 10 settembre 1826). Il tema viene quindi abbandonato. L’ Histoire de la poésie provençale è citata in due luoghi del saggio Del romanzo storico. Dapprima, discorrendo del contenuto storico dei «romanzi del medio evo», Manzoni scrive «All’osservazione del dotto La Curne, non sarà superfluo l’aggiungerne una simile, ma fondata sopra ricerche molto più vaste, dell’illustre e pianto mio amico Fauriel. “Ogni autore d’un romanzo epico del ciclo carovingico, non tralascia mai di darsi per uno storico davvero. Principia sempre col protestare che non dirà cosa che non sia certa e autentica; cita sempre mallevadori, autorità, alle quali rimette coloro di cui ambisce il suffragio. Queste autorità sono ordinariamente certe cronache preziose, conservate nel tale o nel tal altro monastero, delle quali ha avuto la fortuna di potersi servire col mezzo di qualche dotto monaco ... I termini con cui qualificano le loro novelle sono anch’essi suggeriti da quella pretensione d’averle cavate da documenti venerabili. Le chiamano chansons de vieille historie, de haute histoire, de bonne geste, de grande baronie; e non è per vantar sè stessi, che usano simili espressioni: la vanità letteraria non ha in loro forza veruna in paragone del desiderio d’esser creduti, di passare per semplici traduttori, per semplici ripetitori di leggende o di storie consacrate». Segue, in nota, il rimando all’Histoire, «chap. XXV, vol. 2, pag 281, 282» (RICCARDI TRAVI 1991, pp. 319-20). Una seconda apparizione dell’Historie è in una lunga nota dove si affronta la domanda «Perché mai de’ tanti poemi prodotti da quest’epopea nel suo stato primitivo, “non ce n’è uno che sia rimasto come un gran monumento della letteratura a cui apprtennero, e che figuri in essa come l’Iliade e l’Odissea nella letteratura della Grecia, e il Ramayana e il Mahabharat in quella dell’India?”». Segue la ragione principale indicata da Fauriel, con relativo rimando «Op. cit. tom. III, pag. 382» (RICCARDI TRAVI 1991, pp. 332-33). L’ Histoire compare infine nell’ Appendice alla relazione Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla, dove l’affermazione «quando, sul finire del secolo decimo quinto, la Provenza fu annessa alla Francia, quella lingua, o piuttosto quella poesia, era già morta nel suo letto, da più d’un secolo e mezzo» è seguita da una nota che rimanda al volume di Fauriel, «T. I, Chapit. I, p. I» (STELLA VITALE 2000C, p. 221).


Descrizione della postillatura

1 postilla nel volume II. Orecchie nei volumi I e III

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