Lettera n. 419

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Becchi, Fruttuoso
Data
8 agosto 1833
Luogo di partenza
Brusuglio, presso Milano
Luogo di arrivo
Firenze
Lingua
italiano
Incipit
È per me di vero dispiacere il non poter pigliare l'incarico
Indirizzo
Al Chiarissimo Signore | Il Signor Fruttuoso Becchi | Segretario dell'Accademia della Crusca | Firenze
Regesto

Manzoni comunica a Fruttuoso Becchi, segretario dell'Accademia della Crusca, le ragioni che gli impediscono di preparare una commemorazione in onore di Carlo de' Rosmini. Discute inoltre della possibilità di presentare i propri lavori sulla lingua italiana all'Accademia.

Testimoni
  • (originale) Firenze, Accademia della Crusca, Archivio Storico, Carteggi, XI, vol. V, n. 431
    (Timbri postali: «MILANO | AGOSTO 9»; «13 | AGOST[O] | 1833»)
Edizioni
  • SFORZA 1875, p. 93.
  • SFORZA 1882-1883, vol. I, p. 468.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 419, vol. II, pp. 11-12, note alla p. 684.
  • FANFANI 2003, pp. 114-116 (con riproduzione fotografica, pp. 174-175).
  • CARTEGGI LETTERARI 2016, lettera n. 256, pp. 655-657, note alle pp. 657-658.
Opere citate

Della lingua italiana

+ Testo della lettera

Né minor riconoscenza eccita in me la degnevole disposizione dell'Accademia a ricevere i lavori relativi alla lingua, ch'io mi facessi ardito di trasmetterle. Quanto alla parte positiva della lingua medesima, io mi tengo, anzi mi conosco inabile a trattarne in verun modo; giacché, né so ravvisare (non che lavorarci attorno) una lingua italiana diversa dalla toscana; né intorno a questa, per esser nato e vissuto fuori del privilegiato paese dov'essa vive, m'è dato di fare altro che cercar d'apprenderla, senza speranza di arrivar mai ad apprenderla tanto da farmene maestro altrui. Mi sembra però che il dimostrare o ridimostrar codesto appunto possa essere utile e importante lavoro, fin che non si sia cessato di moverne questione: ed è il vero che ad un lavoro tale io ho posto mano. Ma tra per la materia resa intricata e vasta dal lungo disputar medesimo, e per la lentezza dell'ingegno, e per l'infelicità della salute, io mi trovo, dopo molta fatica, così poco innanzi nell'opera, che sarebbe vanità e leggerezza il parlarne da ora, come di qualche cosa: né potrei scusarmi pur dinanzi a me stesso dell'avergliene tocco questo motto, se le sue cortesi parole non mi ci avessero in certo modo invitato. E del rimanente, un tal lavoro, quand'anche fosse di ben altra mano, riuscirebbe poco men che superfluo, se, prima del suo comparire, l'Italia avesse il compiuto vocabolario | e la grammatica compiuta (come opere di tal genere lo ponno essere) della vivente lingua toscana: ché il fatto, in casi simili, è il meglio persuasore che sia; e le varie supposizioni d'una lingua italiana altra che la vivente lingua toscana, supposizioni tutte mancanti delle condizioni essenziali al vero e comune concetto di lingua, e però non riducibili mai all'atto, svanirebbero, più o men tosto, al mostrarsi, come tutta in un corpo, codesta reale ed effettiva lingua, lasciando stare quanto sia ricca e armoniosa e altro, che sono pregi e non condizioni: svanirebbero, dico, le supposizioni e le opposizioni in una volta, al mostrarsi intera e in tutto viva la lingua della quale negli scrittori che tutta Italia chiama sommi e suoi, non troviamo di necessità che una parte, e in questa non abbiam modo di scernere con sicurezza e sempre, quale sia lingua, e quale sia stata soltanto. Così possa un sì gran beneficio venir quanto prima da codesta Accademia, la quale, così per ingegni e per vario sapere, come per fama e per lo stesso suo nome, possiede insieme i mezzi per cui l'opera riesca degna del fine, e l'autorità che la faccia più prontamente e volonterosamente ricevere da tutti gl'italiani.