Lettera n. 610

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Del Carretto, Francesco Saverio
Data
15 aprile 1841
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
Napoli
Lingua
italiano
Incipit
All'equità insieme e alla bontà di V. E.
Regesto

Alessandro Manzoni ringrazia il Ministro della Polizia Francesco Saverio Del Carretto per il suo intervento nell'affare con il tipografo napoletano Nobile. Lo scrittore lo ringrazia per l'interesse mostrato verso la Storia della colonna infame.

Testimoni
  • (minuta) Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Manz.B.I.103/a, cc. 2rv
Edizioni
  • TORELLI 1845, p. 22.
  • OPERE 1850A, p. 727.
  • SFORZA 1875, p. 133.
  • SFORZA 1882-1883, vol. II, p. 55.
  • PARENTI 1945, p. 268.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 610, vol. II, pp. 190-191, note alla p. 775.
Opere citate

Storia della colonna infame; I promessi sposi

+ Testo della lettera

E[ccellenza]

All'equità insieme e alla bontà di V. E. devo l'esser preservato da un gravissimo scapito; alla bontà sola, e a un eccesso di bontà, l'esserne da Essa medesima, in così cortesi termini, avvertito. Si degni ora gradire l'espressione d'una gratitudine che Le è piaciuto colmare in tal maniera; e alla quale aggiunge un nuovo titolo l'aver Essa reso felice il mio ardire, accettando così gentilmente l'esemplare che mi son presa la libertà d'offrirLe.
La particolarità del mio caso m'aveva dato animo a rivolgermi all'E. V. Essa m' ha fatto vedere che non m'ingannavo nel credere che una richiesta sostenuta da giuste ragioni ne sarebbe ascoltata, da qualunque luogo venisse, e indipendentemente da ogni convenzione.
Così possa venir da questa assicurato a tutti gli scrittori italiani il benefizio ch'io devo ad un illuminato favore; chè certamente, dell'utile che verrà da ciò a tutta Italia, una gran parte ne toccherà a codesta grande e bella parte, la quale, anche ne' secoli più sterili, ha prodotto ingegni che seppero, con una loro propria fecondità, supplire agli aiuti d'una generale coltura, e ingegni originali, anche ne' secoli più dominati da una coltura straniera.
Da queste altezze mi convien discendere a un ben umile argomento: ed è ancora la bontà di V. E. che me n'ha imposto l'obbligo, avendomi fatto cenno, con troppo benigna aspettativa, dell'opuscolo che sarà aggiunto alla mia nuova edizione. Esso non è altro, che una semplice e breve storia d'un processo formato qui, nell'anno 1630, contro supposti propagatori della peste. Qualche giornale, seguendo non so qual falso rumore, ne ha parlato come di lavoro di lungo studio, e di qualche importanza; ma in fatto è pochissima cosa per ogni verso, e certamente il pubblico, alla lettura, anzi alla semplice vista di esso farà scontar questo vanto anticipato all'autore, che non ci ha colpa. Intanto io ho creduto cosa quasi doverosa e certo utile per me il distruggere la favorevole prevenzione di V. E., senza aspettare che il disinganno Le venga dall'operetta medesima, se mai le sue gravi cure le permetteranno di darvi un'occhiata.
Quest'ultima considerazione m'avverte che ho già troppo abusato de' suoi momenti. Fo dunque fine, pregandola di voler gradire insieme alle nuove proteste della mia riconoscenza, quelle dell'alto ossequio col quale ho l'onore di dirmi ***

[Alessandro Manzoni]