Lettera n. 470

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Cioni, Gaetano
Data
3 maggio 1836
Luogo di partenza
Milano
Luogo di arrivo
Firenze
Lingua
italiano, latino
Incipit
Per acquistarmi scusa presso Voi
Indirizzo
Al Chiarissimo Signore | Il Sig.r Dottor Gaetano Cioni | Firenze
Regesto

Manzoni ringrazia Gaetano Cioni per la traduzione dell'articolo Messe del Dictionnaire de l'Académie française e accenna a un suo lavoro sulla lingua italiana. A proposito del Promessi sposi nega la possibilità di una semplice ristampa nell'intenzione di pubblicare in futuro una edizione corretta.

Note

Gli editori dei CARTEGGI LETTERARI 2016, p. 731 riferiscono «lo struggimento di finire una volta quel lavoro» a Della lingua italiana, o più probabilmente al Sentir messa di cui Manzoni ha parlato a Cioni nelle lettere precedenti.

Testimoni
Edizioni
  • BONAINI 1852, p. 53.
  • SFORZA 1875, p. 115.
  • SFORZA 1882-1883, vol. I, p. 496.
  • PELAGATTI 1888, p. 15.
  • VILLORESI 1895, p. 25-
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 470, vol. II, pp. 65-66, note alla p. 712.
  • CARTEGGI LETTERARI 2016, lettera n. 284, pp. 729-731.
Opere citate

«Sentir messa»; I promessi sposi

+ Testo della lettera

Amico Pregiatissimo,

Per acquistarmi scusa presso Voi d'un così scandaloso silenzio, valgami questo, che dopo aver ricevuto l'ultima carissima vostra, io non credo d'avere scritto dieci linee. Quelle mie affezioni nervose che spesso mi rendono gravosa ogni occupazione attiva della mente, mi sono state addosso con più forza e più a lungo dell'ordinario: e al dispiacere di dover sospendere ogni lavoro mi si aggiungeva il timore di parervi smemorato o sconoscente. Confidavo però che Voi, anche non conoscendo la cagione del mio non rispondere, sarete stato certo che la doveva essere indipendente dalla mia volontà. Riprendo ora con mano fiacca tuttavia la penna irrugginita, per ringraziarvi la prima cosa della accurata e perfetta, anzi sovrabbondante traduzione dell'articolo Messe, la quale non mi lascia a desiderare se non che (una bagattella in verità) si potesse avere un vocabolario toscano tutto così fatto: ché allora sarebbero finite le quistioni. Ma non bisogna ch'io tocchi questa materia, perché mi si accresce lo struggimento di finire una volta quel lavoro, col quale mi sembra pure (come del resto a ogni fedele scrittore) di poter ridurre la cosa ad evidenza; e le forze della testa non rispondono al buon volere, sicché è uno struggermi senza costrutto. Il Grossi e il Rossari, che sono gli amici coi quali il più sovente e di proposito si parla di lingua, vi ringraziano con me del bell'articolo. |
Ma non è ella una maledizione che, mentre Voi siete meco così gentile verbo et opere, io non vi abbia a esser buono a nulla. Direttori di giornali letterari io non ho entratura con nessuno; di persone che vi scrivano non conosco se non il Sig.r Cantù; al quale ho dato il primo fascicolo del Tucidide: ecco tutto quello che, colle mie scarsissime aderenze, ho saputo fare. Aspetto con desiderio gli altri due libri che mi annunziate. Quanto ai Promessi Sposi, io non ho mai voluto ristamparli quali sono, né dare il mio assenso ad una semplice ristampa, con che mi sono come legate le mani, e messomi in caso di non lo poter dare, senza fare una specie di sgarbo a molte persone. Una edizione corretta voi ben sapete come io desiderassi di poterla fare, il quale con tanta pazienza avevate cominciato ad aiutarmi a questa correzione massime nella parte che mi risguarda la lingua. Ma qui non potendo avere un aiuto simile ho non so s'io dica prorogato o posto da canto il disegno di rimetter le mani in un tale lavoro.
La mia traditrice memoria non m'ha lasciato farvi altra volta i saluti cordialissimi di Cattaneo, il quale me ne ha dato rimprovero. Riceveteli ora, scusate gli sgorbi e le sconcordanze di questa lettera da convalescente, e continuate ad amare il vostro

Aff.mo amico
A. Manzoni.