Lettera n. 593

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Beccaria, Giacomo
Data
[gennaio 1841]
Luogo di partenza
[Milano]
Luogo di arrivo
Napoli
Lingua
italiano, milanese
Incipit
Vedendo i miei riveriti caratteri
Regesto

Alessandro Manzoni informa il cugino Giacomo Beccaria, in viaggio a Napoli, del tentativo di contraffazione dei Promessi sposi da parte dell'editore napoletano Gaetano Nobile e del ricorso che ha indirizzato al ministro della Polizia del Regno di Napoli, Francesco Saverio Del Carretto, per scongiurare ciò. Lo scrittore chiede al cugino di fornirgli maggiori informazioni sul cavaliere Luigi De Conty, il corrispondente incaricato di smerciare l'edizione originale a Napoli.

Edizioni
  • NARDINELLI 1896, pp. 7-10.
  • BERTOLDI 1897, pp. 380-382.
  • PARENTI 1945, pp. 251-253.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 593, vol. II, pp. 171-173, note alla p. 766.
  • CARTEGGI FAMILIARI 2006, lettera n. III.32, vol. I, pp. 81-83, note alle pp. 83-84.
Opere citate

I promessi sposi

+ Testo della lettera

Carissimo Cugino ed Amico,

Vedendo i miei riveriti caratteri, tu hai già detto: sarà una seccatura. E hai indovinato. Ma che vuoi, se par fatto apposta che, andando tu a Napoli, io ci deva avere una briga, come per non lasciar in ozio la tua compiacente e operosa amicizia? Sappi dunque, o forse già sai, che un libraio di costì, Gaetano Nobile, ha pubblicato il manifesto d'un'edizione de' Promessi Sposi, contraffatta, cioè da contraffarsi su quella ch'io ho cominciato a pubblicare qui; col medesimo numero di dispense, e ai medesimi intervalli; tutto come se avesse in mano il manoscritto (che anche manoscritto si può chiamare a cagione dei molti cambiamenti), e i disegni. I quali egli farà copiare in litografia, sa il cielo come, e questi e il rimanente; ma il prezzo è della metà. Che danno sia per recarmi questa soverchieria, se non è buttata a monte, tu lo vedi. I miei stampatori, che trattano per conto mio dello smercio dell'edizione, stavano per stringere un contratto di 2000 copie (per ora) con un corrispondente di Napoli; e questo all'annunzio della contraffazione, ha avvisato che non potrà, per ora, accettarne più di 100. Il riparo che m'è stato suggerito di costà è ch'io facessi un ricorso diretto al Ministro della Polizia. Ho seguito il consiglio; e D. Luigi Litta Modignani che ho pregato di far recapitare il ricorso, m'ha gentilmente assicurato che aveva modo di farlo, non solo presentare, ma raccomandar caldamente dall'ambasciator d'Austria. In esso ho cercato di far sentire come il mio caso meriti un particolare riguardo; è la tesi di tutti i petenti; ma qui son fatti. Ho dunque rappresentato (ti dico la cosa in compendio): che, in tredici anni, le contraffazioni non m'avevan mai lasciato il campo di dar fuori una seconda edizione del mio lavoro; che finalmente credevo d'averne trovato il mezzo, facendone un'edizione illustrata, la quale, per la spesa che tali edizioni richiedono, renderebbe la contraffazione più difficile e più scandalosa; che, a quest'effetto, ho incontrata la spesa di più di 80000 lire milanesi; già sborsate più della metà; e il resto da sborsar dentro l'anno; che tutte l'altre spese son più forti che per un'edizione ordinaria, e che il compenso non può venire che da un copiosissimo smercio; che la contraffazione annunziata mi verrebbe a chiudere il Regno di Napoli; perchè non potendo competer di merito con l'edizione legittima, la vincerebbe nel buon mercato; che questo buon mercato il contraffattore lo ha dal risparmiar la spesa de' disegni, dal sostituire agl'intagli litografie di troppo minor pregio, ma di assai minor costo, e che potendosi fare in fretta, non richiedono anticipazioni di capitale, ma, dopo la prima dispensa, si pagan col ricavo della vendita; che tutti questi vantaggi sono altrettante rapine, poichè il contraffattore non ne può usare che coi mezzi che gli somministra la mia edizione; che, se il dovere di padre di famiglia non me lo vietasse, troncherei la pubblicazione sagrificando le spese fatte, e restituendo a chi volesse il prezzo delle poche dispense pubblicate e vendute finora, preferendo un tal sagrifizio, e il dispiacere di non dare la mia opera emendata al dispiacere più amaro di servire io medesimo, di volta in volta, con incessanti cure e studi, chi mi vuol rovinare; che posso però sospender soltanto la pubblicazione, dichiarandomi pronto a riprenderla, quando altri abbandoni la sua ingiusta impresa; che sarebbe però cosa dura il ridurre uno scrittore a un tal partito, per il vantaggio di chi vuol guadagnare sulle sue fatiche e del suo danno; ch'io spero un miglior rimedio dalla giustizia del Ministro, che prego di conceder la privativa alla mia edizione, e di troncar così il corso a quella e ad ogni altra contraffazione. Ho aggiunto anche che gli autori de' disegni, sdegnati di vedere i loro nomi nell'annunzio della contraffazione, non tanto per il guasto presumibile de' loro disegni, quanto per la loro cooperazione forzata ad un'azione di questa sorte, avevan preparata una protesta da inserir ne' giornali; ma hanno soprasseduto, sperando anch'essi in una giusta provvidenza del Ministro. Ora che aiuto tu mi possa dare in questo, io non lo so appunto: credo che qualcheduno me ne potrai dare, e so che basta averti informato della cosa, perchè tu ci metta il cuore. Un'altra seccatura. Quantunque io conosca soltanto la ditta Guglielmini e Redaelli che col suo stabilimento risponde degli esemplari mandati fuori; e quantunque io abbia tutte le ragioni di credere che il loro corrispondente di Napoli, Cavalier Luigi de Conty, sia persona onoratissima; desidererei averne più particolari informazioni. Vedi se me le puoi mandare.
Sarebbe ora di parlarti di te; ma da vero petente egoista, non me ne fu riservato nè lo spazio, nè il tempo. E del resto, ho io bisogno di dirti quanto godo d'intendere come il viaggio ti fa quel bene che si desiderava e sperava, e come desidero però rivederti non troppo tardi, grass e in ton? M'accorgo che il foglio è anche scarabocchiato; ma tu hai presso di te due occhi giovani e vivaci. Salutami chi li porta in fronte, e ama il tuo cugino ed amico

Alessandro Manzoni