Lettera n. 613

Mittente
Manzoni, Alessandro
Destinatario
Sacchi, Luigi
Data
21 giugno 1841
Luogo di partenza
Di casa
Luogo di arrivo
Milano
Lingua
italiano
Incipit
lo Le avevo chiesto una cosa semplicissima
Regesto

Alessandro Manzoni scrive a Luigi Sacchi prendendo accordi sul pagamento delle incisioni per le illustrazioni dei Promessi sposi e chiarisce i patti relativi alle spese dell'edizione presi a suo tempo con i tipografi Guglielmini e Redaelli.

Testimoni
Edizioni
  • PARENTI 1945, p. 274.
  • ARIETI-ISELLA 1986, lettera n. 613, vol. II, pp. 192-195, note alle pp. 776-777.
Opere citate

I promessi sposi

+ Testo della lettera

Pregiatissimo Signore

lo Le avevo chiesto una cosa semplicissima, e che credevo facile: cioè ch'Ella volesse farmi il piacere d'indugiare a consegnarmi legni intagliati, fino a che i Sig.ri Guglielmini e Redaelli m'avessero contati i primi danari del ricavo della vendita. E la credevo cosa facile, perchè, in primo luogo, supponevo ch'Ella sapesse che il termine preso dai Sig.ri suddetti per farmi questo pagamento, era il prossimo agosto; o che, non sapendolo ancora, il Sig.r Redaelli glielo avrebbe detto, nel farle la mia commissione. E in secondo luogo, pensavo che il tempo chiestole da me non era molto più di quello ch'Ella aveva messo ordinariamente tra una richiesta di pagamento e l'altra; e che anzi, una volta, c'era corso un maggiore intervallo: cioè dal 13 giugno al 24 agosto dell'anno passato. Ma dalla pregiatissima sua rilevo che m'ero ingannato, e ch'Ella non è per concedermi questo ritardo, se non a condizione ch'io ottenga che i Sig.ri Guglielmini e Redaelli Le facciano la restituzione di capitali a loro somministrati. Ora, non potendo io accettare una condizione che complicherebbe un contratto semplice, e che non dipenderebbe in tutto da me, mi ristringo a domandarLe se, prima di rimettermi legni intagliati, Ella potrà, per questa volta, compiacersi di rendermene avvertito quindici giorni avanti. Se nè anche questo Le convenisse, La prego di farmelo sapere; e io mi terrò pronto a riceverli e a pagarli, quando a Lei piaccia di consegnarmeli; con la riserva però della restituzione e del rimborso di quelli che non ricevessero la convenuta approvazione: il che accenno soltanto per la regolarità della cosa, e con la fiducia che non sarà mai.
Tra le altre cose poi, delle quali Ella ha creduto dover trattare nella pregiatissima sua, come di motivi del non aderire alla mia richiesta, ne' termini ch'io l'avevo fatta, ve n'è una che esige una chiara e positiva rettificazione. Ella dice che gli stampatori l'avevano assicurata che, appena stampati i primi fascicoli, io dovevo pagarli, e per la carta e per la stampa. Aggiunge poi che, in Gennaio, le dissero che, alla fine del mese, io avevo già disposto per rimborsarli. E finalmente che, passando inutilmente diversi mesi, Ella volle prender conoscenza del trattato esistente tra i tipografi e me. Dal che verrebbe a risultare che, in tutti questi mesi, io avrei tralasciato d'adempire un impegno assunto da me. Sappia Ella dunque che, se c'è stata tra i suddetti tipografi e me, cosa convenuta, chiaramente ed espressamente convenuta, e rammentata poi le cento volte, sempre come cosa intesa, è stata questa: che io, incaricandomi del pagamento de' disegni e degli intagli, non dovevo, in nessun caso, sborsar nulla in anticipazione per le spese di stamperia, di carta, d'imballaggio, etc., delle quali essi dovevan rifarsi sulla vendita. E veda, per conseguenza, quale deva essere stata la mia maraviglia nel legger le parole che ho trascritte sopra. Ma questa maraviglia dovette crescere a quel passo dove, dopo aver detto ch'Ella volle prender quella conoscenza del contratto, per vedere se realmente s'era convenuto il detto pagamento, Ella soggiunge quest'altre parole: ed è sulla verificazione affermativa, che diedi loro altri capitali. Per verità, non avendo io presenti alla memoria le parole appunto della scrittura, ed essendo certo, dall'altra parte, che non c'era entrata, nè potuta entrare una clausola così contraria a ogni mia intenzione, e alle più espresse stipulazioni verbali, non sapevo che mi pensare. Corsi immediatamente alla scrittura, e ci trovai quello che m'aspettavo, al paragrafo 23.o che Le trascrivo: Cogl'incassi che si faranno dall'autore, verrà pagato di mano in mano alla Ditta quanto, dietro liquidazione de' conti, risulterà dovuto, per la stampa, carta, etc.
Che se mai Le facesse difficoltà il veder che qui si tratta di pagamenti da farsi da me, mentre in fatto dovrò io ricevere dai tipografi quel tanto che sopravanzerà al loro credito, questa difficoltà sparirebbe alla lettura del paragrafo seguente. In esso è stipulato che le cambiali rilasciate da' librai ai Sig.ri Tipografi suddetti siano depositate presso di me: il che se si facesse, spetterebbe a me di contar loro la parte degl'incassi suddetti che possa esser loro dovuta. Ma, non avendo io richiesta l'esecuzione d'un tal patto, e, per conseguenza, il ricavo intero restando presso di loro, son io che devo ricever da loro la mia parte.
Spero ch' Ella non troverà che manchi nulla a questa spiegazione. Aggiungerò, per di più, che tanto il Sig.r G[uglielmini] quanto il Sig.r R[edaelli] si rammentan le cose passate tra noi, quali ho avuto l'onore d'esporgliele.
Mi scuserà se, dopo aver dato a Lei la noia, e a me la fatica di questa lunga lettera, e trovandomi sopraccaricato d'occupazioni, non entro in altre cose di cui Ella parla nella pregiatissima sua, e sulle quali, per quanto ci possa esser disparere non son necessari schiarimenti.
Voglia favorirmi di riscontro sulla domanda che Le ho fatta, nel principio di questa lettera, e gradire i miei più sinceri complimenti

Dev.mo obbl.mo Servitore
A. M.

P.S. — Unisco un disegno del Sig.r Moja, al quale La prego di far metter mano, subito dopo finiti gli altri tre, dovendo esso entrare nel fascicolo 17.o.