MANZ. 15. 0011 [Postillato] Milano, Biblioteca Nazionale Braidense

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Notare quanti pregiudizi abbia qui affastellati l’autore per non aver preso il vocabolo <u> purità </u> nel suo senso ovvio e universale, ma attribuitogliene uno stranissimo suo. Il senso ovvio è quello inteso da Cic. (De O. 1, 29) in: ut pure et latine loquantur, da Ces in puri sermonis amator etc

IL concetto di «purità delle lingue», va accostata al passo del Sentir messa dove Manzoni definisce la purità, «che non è se non serbar l’Uso», con riferimento a Voltaire e a Cesare – il secondo autore citato anche nella postilla (STELLA-VITALE 2000A, p. 182).

Luogo dell'opera: Parte prima
Termine o passo postillato: Quindi la supposta purità delle lingue, oltre che è affatto falsa, è inoltre un pregio chimerico, poiché una lingua del tutto pura sarebbe la più meschina e barbara di quante esistono, e dovrebbe dirsi piuttosto un gergo che una lingua.