MANZ. 12. 0036 [Postillato] Milano, Biblioteca Nazionale Braidense

1.

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Ma il filosofo che fa a sè stesso questa <i>prima domanda</i>, crede già di sapere che c'è un sapere e s'interroga soltanto sulla sua capacità di sapere, di aver cognizioni reali. Ora, non lo afferma egli nel medesimo tempo che ne domanda? Questo mi pare il circolo in cui si pongono inevitabilmente, non esclusi i più profondi e candidi pensatori, come è questo, tutti quelli che cominciano colla interrogazione a sè medesimi, cioè col dubbio. Il dubbio universale non può esprimersi senza contraddirsi; perchè non può esprimersi che con parole: e la parola afferma [<i>riscr.</i>].

2.

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A camminar con questo metodo, bisognerebbe prima esaminare in virtù di qual titolo ci voglia un titolo per decidere su qualche cosa. Questo accade a chiunque voglia cominciar dall’esame, perché non si può esaminare una cosa se non si crede prima a qualche altra. Così prima di proporsi come si abbia a decidere, su Dio, su l’uomo etc. bisogna cercare perché, come, queste cose si nominino. E chi si fa ad esaminare delle cose, e le nomina appunto per sottoporle all’esame, gli par egli, gli può parere di cominciare, quando ha già nominato? E questo par da accadere a chi voglia ragionar del ragionamento >... ... <