Sermoni

Insieme editoriale: Poesie / Poesie prima della conversione

I Sermoni sono quattro satire che prendono di mira le ipocrisie della società milanese del tempo e che, con l'esclusione di A Delia, presentano anche importanti riflessioni metapoetiche (DANZI 2012A, pp. 151-152). I Sermoni condannano tutti gli strati della società, nella totale assenza di una pars construens. (LONARDI-AZZOLINI 1987, p. 210)

La scelta di scrivere satire è non solo un effetto dello "sperimentalismo" poetico del giovane Manzoni, ma risponde anche al gusto del tempo e degli ambienti vicini all'autore: negli anni immediatamente precedenti venivano pubblicati la traduzione montiana di Persio e l'edizione Reina delle Opere complete di Parini, tra i cui sottoscrittori figura Manzoni stesso. (LONARDI-AZZOLINI 1987, p. 209) A rigore, parrebbero non essere il primissimo tentativo manzoniano di scrivere satira, dal momento che negli appunti manoscritti di Giovanni Sforza (in GHISALBERTI 1943) si fa cenno ad una "satira fiera contro un de' suoi maestri" che Manzoni avrebbe composto da scolaro.

I principali modelli letterari dei Sermoni sono chiaramente identificabili: da una parte Orazio, da cui proviene, oltre al nome stesso dell'opera, il gusto per la satira "di caratteri", priva di attacchi personali (ed oraziani sono anche molti dei nomi con cui il poeta si riferisce ai personaggi contro cui polemizza). Dal modello la satira manzoniana si dilunga però per l'atteggiamento meno bonario, e per una maggiore attenzione alla realtà contemporanea. (BOGGIONE 2002, p. 364) Dall'altra sta il Parini del Giorno, fonte primaria per il procedimento antifrastico e per il mascheramento classicheggiante di realtà prosaiche. (BOGGIONE 2002, p. 367)

Metro
endecasillabi sciolti
Struttura

Nelle edizioni moderne vengono normalmente inclusi tutti e quattro. Cionondimeno, è errato vederli, con CHIARI-GHISALBERTI 1957 (pp. 870-877), come un unico macrotesto: l'autore infatti rinnegò Amore a Delia già al tempo in cui scrisse gli ultimi versi di A G. B. Pagani. Ciò è confermato dal manoscritto Mohl-Fauriel e dall'Antina, che riportano solo i restanti tre, ordinati (contro la cronologia) come "primo" (A G. B. Pagani), "secondo" (Panegirico di Trimalcione), e "terzo" ([Sulla poesia]) (cfr. BEZZOLA 1966).

Il manoscritto CM ("Sermoni satirici") testimonia forse una fase ulteriore, in cui, rinnegato il Panegirico, i Sermoni riconosciuti sarebbero stati ridotti ad A G. B. Pagani e [Sulla poesia] (cfr. GAVAZZENI 2006).

Di un quinto sermone si è sospettata a lungo l'esistenza, ma oggi lo si ritiene perlopiù inesistente (cfr. "Storia del testo" e BEZZOLA 1966, p. 362).

È invece indubbiamente da respingere la notizia, riportata da LESCA 1923, p. XII e la cui fonte non è mai stata identificata (cfr. SANESI 1954, p. XXXVIII), secondo la quale esisterebbe una lettera di Luigi Longoni a Giulio Carcano che afferma che Giovanni Torti fosse in possesso di ben sedici sermoni manzoniani.
Una testimonianza ben più affidabile viene invece dalle parole del parroco di Brusuglio (che aveva visto il manoscritto Torti prima della sua distruzione) riportate da Giovanni Sforza nei suoi appunti manoscritti (cfr. Storia del testo): il manoscritto doveva contenere "due o tre [satire]: [il parroco] è certo che era più d'una" (in GHISALBERTI 1943).

Storia del testo

La storia dei Sermoni non è di facile ricostruzione: i riferimenti alla loro elaborazione nell'epistolario sono pochi e perlopiù poco chiari, e anche i pochi testimoni dei testi non sono di facile interpretazione.
Nella lettera 4, del 10 dicembre 1803, Manzoni scrive da Venezia a Monti: "Ho quasi condotto a fine quel sermone di cui ti ho mostrato il cominciamento a Milano. Ardirò di mandarlo a te come a Maestro, giacché tu ti degni di essermi tale."; nella 5, a G. B. Pagani del 24 marzo 1804, allude ad un "Sermonaccio" inviato a Luigi Arese e al Pagani stesso per averne un giudizio e ad un "un terzo sermone, nel quale rendo ragione perché io scriva versi e satire" indirizzato a Pagani; infine, nella lettera 8, inviata sempre al Pagani il 6 novembre del 1804, Manzoni afferma di stare accludendo una copia fatta a memoria di un suo sermone "abbozzato, imperfetto", già inviato al Monti, e riguardo il quale vorrebbe un'opinione da Pagani e da Giuseppe Zola.

L'unico di questi riferimenti su cui c'è accordo tra gli studiosi è il sermone "nel quale rendo ragione perché io scriva versi e satire" della lettera 5, che può essere solo A G. B. Pagani (vedi letterari 29.2.1, p. 19). Gli altri sono stati intepretati in vario modo.
Riguardo quello menzionato nella lettera 4, secondo BEZZOLA 1966 (p. 361) andrebbe identificato con [Sulla poesia], mentre altri lo riferiscono ad A Delia, il sermone più antico (vedi ad es. SANESI 1942A, p. 264, GAVAZZENI 1993, p. xx). Secondo una tesi avanzata da BRAMBILLA-BONGHI-SFORZA 1883-1898 (p. 79), e seguita in tempi recenti da DANZI 2012A (p. 151), sarebbe invece il Panegirico di Trimalcione. Tale teoria (basata sui riferimenti a Persio nella stessa lettera) però non collima con la datazione d'autore, nei mss. Antina e parigino, secondo la quale sarebbe stato "Scritto in Venezia nel 1803" (BOGGIONE 2002, p. 369, e cfr. la pagina di questo sito dedicata al sermone in questione). A causa di questa stessa discrepanza è nata la teoria dell'esistenza di un quinto sermone (GHISALBERTI (??; seguito da SANESI 1954 e GAVAZZENI ??). RIVEDERE
Per quanto riguarda il "sermonaccio" della lettera 5, la critica non concorda: o si tratta di A Delia già parzialmente disconosciuto, o del Panegirico (per la questione, vedi letterari 29.2.1, p. 19). Ormai respinta è invece la vecchia teoria del Porena che lo identificava con [Della poesia] (cfr. SANESI 1942A, p. 267).
Infine, a meno di accogliere la teoria del quinto sermone, quello inviato al Pagani nella lettera 8 è con ogni probabilità di nuovo A G. B. Pagani, che evidentemente aveva attraversato una lunga fase di revisione (BEZZOLA 1966, p. 362).

A Delia è indubbiamente il più antico Sermone, ed il primo ad essere stato rinnegato. Il rifiuto deve essere avvenuto prima del completamento di A G. B. Pagani, che ne riutilizza i vv. 142-145 ai versi 94-97, e dopo la lettera 5, dal momento che ancora a quell'altezza quello al Pagani viene chiamato "un terzo sermone" (BEZZOLA 1966, p. 366). Come conseguenza del rifiuto avvenuto in data piuttosto alta, A Delia si trova, da solo, in un unico manoscritto (S. P. II. 127 b. I), autografo o più probabilmente apografo.
Rifiutata A Delia e completati gli altri tre, i Sermoni dovettero stabilizzarsi nella struttura oggi testimoniata dai mss. Mohl-Fauriel e Antina, entrambi derivati da un autografo che Manzoni aveva donato a Giovanni Torti, salvo chiedergli, dopo la conversione, di distruggerli in cambio di un autografo della Pentecoste (la notizia proviene da appunti manoscritti di Giovanni Sforza che l'aveva avuta dal parroco di Brusuglio Don Paolo Pecchio, vedi GHISALBERTI 1943). A tale altezza i tre sermoni riconosciuti sono ordinati 1. A G. B. Pagani, 2. Panegirico di Trimalcione 3. [Sulla poesia].
Una ultima fase è forse testimoniata dal manoscritto CM, contenente le sole A G. B. Pagani e [Sulla poesia] (GAVAZZENI 2006, p. xx).

I Sermoni fanno parte della fase più "pariniana" della storia intellettuale del Manzoni, come è dimostrato non solo dai testi stessi, ma anche dal fatto che nei mesi passati a Venezia, dove scrisse almeno due dei Sermoni, Manzoni sembra essere stato particolarmente interessato a ripercorrere le orme del poeta di Bosisio. Secondo CANTÙ 1885 (I, p. 122 e II, p. 202), infatti, quando fece la conoscenza di Cecilia Tron, destinataria dell'ode pariniana Il pericolo, il poeta si sarebbe stupito che quella "ciaccolona veneziana" fosse proprio la dama cantata dal Parini. E similmente, quando ebbe occasione di conoscere Camillo Gritti, anch'egli destinatario di un'ode, rimase scandalizzato dal fatto che costui avesse solo un vago ricordo di un "abate Parini" che gli aveva dedicato qualcosa. Il culto del Parini come grande moralista inascoltato, la cui figura veniva associata e intrecciata con quella di Vittorio Alfieri, è del resto caratteristica dell'epoca (si pensi alle Ultime lettere di Jacopo Ortis). (LONARDI-AZZOLINI 1987, p. 209) Ancora qualche anno dopo, nel 1806, nella lettera 11, nel lodare l'endecasillabo sciolto italiano, Manzoni portava ad esempio proprio il "modo di satireggiare del Parini, tutto suo proprio".

Date di elaborazione

1803 (in concomitanza o subito dopo la fine dei lavori sull'Adda, il 15 settembre, SANESI 1942A, p. 270) - post 6 settembre 1804 (data della lettera 8)


Relazioni

Testimoni manoscritti (vedi tutti)
  • S.P.II.127.b.I • Milano, Biblioteca Ambrosiana
    (Contiene Amore a Delia)
  • Papiers Mohl-Fauriel, 34233 • Parigi, Bibliothèque de l'Institut de France
    (Copia dell'autografo Torti eseguita da un copista per Manzoni stesso in partenza per Parigi, donato a Fauriel probabilmente tra 1805 e 1807 [in ogni caso prima del 1809]. Contiene, nell'ordine: A G. B. Pagani, Panegirico di Trimalcione, [Della poesia].)
  • Antina X 1 • Milano, Biblioteca Nazionale Braidense
    (Copia dell'autografo Torti eseguita per ordine del professore di scienze naturali G.M. Zendrini dopo il 1817. Contiene, nell'ordine: A G. B. Pagani, Panegirico di Trimalcione, [Della poesia].)
  • Manz.B.XIV.7 • Milano, Biblioteca Nazionale Braidense
    (Contiene A G. B. Pagani in una redazione probabilmente successiva a quella delle copie del ms. Torti.)
  • "Sermoni satirici" (provv) • Milano, Biblioteca del Centro nazionale di studi manzoniani
    (Contiene A G. B. Pagani e [Della poesia] in redazioni forse più avanzate rispetto agli altri testimoni.)
  • S.P.II.127.d.1 • Milano, Biblioteca Ambrosiana
    (Contiene A G. B. Pagani in una redazione probabilmente successiva a quella del Torti.)

Prime edizioni
  • STOPPANI 1874 = Stoppani Antonio, I primi anni di Alessandro Manzoni: spigolature, con aggiunta di alcune poesie inedite o poco note dello stesso Alessandro Manzoni, Milano, Bernardoni, 1874
    (A G. B. Pagani, Panegirico di Trimalcione, [Della poesia])
  • LESCA 1923 = Manzoni Alessandro, Tutte le opere di Alessandro Manzoni, con prefazione, indici, ritratti e autografi a cura di Giuseppe Lesca, Firenze, Barbèra, 1923
    (Amore a Delia)

Edizioni di riferimento
  • DANZI 2012A = Manzoni Alessandro, Tutte le poesie, a cura di Luca Danzi, Milano, BUR Rizzoli, 2012
    (pp. 161-223)
  • BOGGIONE 2002 = Manzoni Alessandro, Poesie e tragedie, a cura di Valter Boggione, Torino, Unione tipografico-editrice torinese, [2002] (Classici italiani)
    (pp. 363-405)
  • GAVAZZENI 1992 = Manzoni Alessandro, Poesie prima della conversione, A cura di Franco Gavazzeni, Torino, Einaudi, 1992 (Nuova universale Einaudi, 209)
    (pp. 139-182)
  • LONARDI-AZZOLINI 1987 = Manzoni Alessandro, Tutte le poesie, 1797-1872, a cura di Gilberto Lonardi, commento e note di Paola Azzolini, Venezia, Marsilio, 1987 (Esperia. Letteratura universale Marsilio)
    (testi pp. 111-129; nota ai testi e commento pp. 291-306)
  • CHIARI-GHISALBERTI 1957 = Manzoni Alessandro, Poesie e tragedie, Milano, Mondadori, 1957 (Tutte le opere di Alessandro Manzoni, a cura di Alberto Chiari e Fausto Ghisalberti, “I classici italiani", vol. I)
    (testi pp. 175-192; nota al testo pp. 870-875)
  • SANESI 1954 = Manzoni Alessandro, Poesie rifiutate e abbozzi delle riconosciute, a cura di Ireneo Sanesi, Firenze, Sansoni, 1954
  • BARBI-GHISALBERTI 1950 = Manzoni Alessandro, Scritti non compiuti. Poesie giovanili e sparse, lettere, pensieri, giudizi, con aggiunta di testimonianze sul Manzoni e indice analitico, in Manzoni Alessandro, Opere di Alessandro Manzoni, Centro Nazionale di Studi Manzoniani, a cura di Michele Barbi e Fausto Ghisalberti, Milano, Casa del Manzoni - Firenze, Sansoni, 1942-1950 (3 voll.)
    (pp. 45-60)

Risorse correlate

Scheda di Francesco Feriozzi | Cita questa pagina